Disastrosi è meglio?
Ritorna sugli schermi, naturalmente a Natale, la giornalista più famosa d’Inghilterra, questa volta non più single. Le paranoie che assillavano la prima Bridget, ormai trentenne e spaventata all’idea di rimanere zitella per il resto della vita, sono sostituite da quelle più comuni alla vita di coppia: “lui mi tradisce?”. Non potendo più incarnare la paladina delle donne sole si accontenta di rappresentare la ragazza semplice e un po’ tonta, impacciata ma autentica. Per questo rassicura e diverte nonostante il venire meno della novità rispetto al primo episodio e le molte gag già viste. Come ogni sequel, il film cavalca l’onda del successo con una buona dose di citazioni e richiami del primo titolo campione di incassi, ma sta in piedi da solo appagando tutte le aspettative degli affezionati.
Bridget Jones è apprezzata da uomini e donne, ma soprattutto da queste ultime perché, con la sua più totale assenza di qualità, di fascino, di capacità è una rivale dalle armi spuntate, cui non si può voler male. Da qui il fenomeno. La celebrazione collettiva, una volta tanto, non di gesta eccezionali o di forme perfette, ma, se non proprio della normalità, almeno di qualcosa di più comune e riscontrabile nel mondo di tutti i giorni: una persona abitualmente disastrosa.
Questa volta tuttavia si è dovuto intervenire forzando la mano con ambientazioni esotiche e accadimenti estremi che, invece di riscaldare il film, lo appesantiscono. La totale assenza di uno spessore contenutistico ne fa una pellicola puramente ricreativa, senza infamia e senza lode, che riesce a divertire (senza eccessi) e contemporaneamente a non irritare troppo per la sua banalità. Perfetto per questi tempi in cui la ricerca di un po’ di svago è un valore aggiunto.
Attraverso la spontaneità della protagonista si fa zimbello di ministri e delegazioni di stati esteri, di noiosi avvocati, di giornalisti narcisi e fin troppo viziati nonché di odiose vacanze con gli sci. E anche di anziane madri dittatrici che si sposano di continuo (anche con la stessa persona) o impongono i propri ridicoli maglioni a figli e nipoti. Quello di veramente apprezzabile e dirompente, per l’ordine sociale dei giorni nostri, è la capacità della protagonista di dire esattamente quello che le viene in mente nel preciso momento in cui questo accade. Provoca ilarità nel film e provocherebbe rivoluzioni nella società e ne è un po’ il richiamo, l’elemento caratterizzante e il messaggio cui ci si affeziona. Ingessati e ipocriti, puntiamo tutto sulla facciata e ci annoiamo facendoci annoiare dalle formalità. Mettendoci più istinto saremmo forse meno politically correct ma, con qualche rischio da non sottovalutare, più noi stessi. Ci accorgeremmo allora di quante nostre amiche sono lesbiche e innamorate della nostra ragazza, di quanto sono devianti i consigli degli amici e di come l’amore litigarello sia un valore aggiunto in una coppia che non teme le diversità e anzi le esalta. Anche se lui è il più anomalo e ingessato maschio per bene sulla faccia della terra e lei tutto il contrario.
A cura di Lorenzo Lipparini
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