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Indovina chi viene a Hollywood?

Indovina chi viene a Hollywood?

Shrek 2. Il titolo è quasi identico a quello del primo episodio sull’orco verde, apparentemente poco indicativo delle differenze sostanziali che separano i due film. Eppure proprio in quel numero, in quell’unità in più, sta l’essenza di questo nuovo film: un secondo passo del discorso iniziato con Shrek, un’unità aggiunta di significato.
Shrek parodiava il mondo delle fiabe, rovesciandone la logica: uno scorbutico orco verde, in sella ad un ciuchino anziché ad un elegante destriero, non libera la principessa dal malefico incantesimo e se la sposa brutta e grassa. Se si volesse rintracciare l’archetipo fiabesco a monte di Shrek, si dovrebbe riadattare persino il modello più sovversivo, la bella e la bestia, e convertirlo nella brutta e la bestia. Shrek sanciva la vittoria dell’antieore sull’eroe proprio attraverso quel modello narrativo che più ne ha bisogno, perché è il più antico: la fiaba (il romanzo, forma moderna della narrazione, mette in crisi prima la figura dell’eroe).

Conquistato il mondo delle fiabe, con Shrek 2 si parte per il trionfo sul cinema. La scritta Far Far Away non lascia dubbi circa il riferimento hollywoodiano su cui la terra di re Harold e della regina Lilian è stata modellata (e lo spettatore attento scopre, nei titoli di coda, che si tratta anche di una citazione con un certo valore economico!). Autentica figlia dello star system, la Fatina Buona tenterà di ostacolare il trionfo di Shrek, naturalmente invano. Shrek 2 racconta insomma la fortuna cinematografica di Shrek: Hollywood, così come Far Far Away, lo ha trovato semplicemente irresistibile.
Spostato l’universo di riferimento – non più le fiabe, ma Hollywood -, le citazioni saranno scelte di conseguenza. Shrek 2 non si discosta da quel filone di cinema d’animazione fortemente citazionista, se non addirittura metacinematografico, di cui si vedono moltissimi esempi (Looney Tunes: back in action, Joe Dante, 2003, ma anche il recentissimo Gli incredibili, Brad Bird, 2004): un modo per scrollarsi di dosso la definizione di cinema per bambini, sempre più inadeguata, ma ancora persistente. Shrek 2 non ingloba solo Pretty Woman (id., Garry Marshall, 1990) e Mission: Impossible (id., Brian De Palma, 1996), ma la realtà stessa, come la mielosa vita di coppia di due sposini e le retate della polizia. Se “l’obbligo del cinema è quello di dialogare con il proprio tempo” (Goffredo Fofi), questo film ci riesce con un sorriso. Squillino le trombe e rullino i tamburi al passaggio di Shrek.

Curiosità

Vi invito a vedere il film in lingua originale, per l’eccezionale cast di doppiatori: Eddie Murphy per Ciuchino, Antonio Banderas per il Gatto con gli Stivali, Cameron Diaz per Fiona, Rupert Everett per Azzurro…
Considerate anche che la Dreamworks costruisce i personaggi dei suoi film proprio a partire dagli attori che ne daranno la voce.

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