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Anime divise in due

Anime divise in due

Amalia e Josefina vanno alla scuola cattolica, studiano la Bibbia, pregano: si interrogano sul senso della vita, della religione, sul mistero della fede, la speranza della salvezza, il dogma della redenzione.
Intanto crescono, scoprono e conoscono l’amore, il desiderio, la sessualità, l’intimità con se stesse e con l’altro partner: sensazioni ed emozioni a loro nuove e che la religione vuole siano soffocate, represse, ignorate. Sospese tra la spiritualità e la vita terrena, sospese nel dubbio tra “il bene” e “il male” sperimentano la tentazione, l’attrazione fisica, la pulsione sessuale. L’una, simile alla Lolita di Nabokov, vive il desiderio grazie all’incontro con il dottor Jano, l’altra prova lo stesso desiderio per il cugino. Amalia spia, segue, sogna il dottor Jano, che a sua volta vive tra il desiderio di possedere Helena e la sua moralità di marito e padre, cercando di sfuggire alle pulsioni della ragazzina per fuggire dalle proprie.
Verrà ingiustamente accusato di aver abusato di Amalia.

Una storia importante. Un dramma languido e intrigante. Un intreccio dove ogni persona porta in sé e con sé un conflitto interiore, una lotta tra la propria coscienza e le proprie pulsioni, sempre in bilico tra il cedere e il resistere alle tentazioni.
Anime spaccate in due. Tra il volere di Dio e il proprio volere. Tra il sacro e il profano.
Un’anima divisa quella di Amalia, la niña santa, confusa e curiosa nello stesso tempo.
Ma soprattutto un’anima tormentata e combattuta tra l’assecondare e il frustrare la propria attrazione per Helena. Questa è l’anima del dottor Jano.

Il tema del peccato, della fede, la religione, la deontologia dei medici (un dottore al congresso viene sorpreso con una cameriera), la medicina, l’amore, la sessualità e la sensualità, i rapporti prematrimoniali (Josefina e il cugino), quelli tra un uomo e una ragazzina, il tradimento, l’amicizia, l’amicizia saffica… troppa carne al fuoco, troppi spunti per un film sì ben curato, fatto di intensi primi piani e di immagini torbide e timorate al tempo stesso che ben rendono il senso del conflitto interiore vissuto dai protagonisti, ma che in sostanza non approfondisce, scava e risolve nemmeno uno dei suddetti spunti.
Ma forse è proprio questo che vuole la regista Lucrecia Martel: portare a riflettere, lanciare idee e temi, suggerire.
Si esce dal cinema perplessi e sconcertati, ma se torna a riflettere in seguito, ecco che si coglie la profondità e la complessità di questo film.
Così come complessa è anche la vita, con le sue infinite sfumature tra il bene e il male.

Curiosità
La Niña Santa (selezione ufficiale Festival di Cannes 2004) è il secondo film (il primo è La Ciénaga, premio Miglior Opera Prima al festival di Berlino 2001) dell’argentina Lucrecia Martel, il cui nome compare nella lista dei registi preferiti da Almodòvar.
Pedro Almodòvar è uno dei produttori esecutivi di La Niña Santa.

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