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cultura dell'immagine e della parola

Galvanize – Chemical Brothers

Artista: Chemical Brothers
Brano: Galvanize
Album: Push the button
Regista: Dave Meyers
Uscita: 2005

Ormai – e dico ormai – il bambino ha assunto il ruolo di mediatore sociologico. Il suo sguardo tenero e fintamente incosciente è la maschera della nostra nuova schizofrenia. È la sua innocenza (quasi) perduta, il limbo nel quale cerca ancora di nuotare faticosamente, e la derisione nostalgica dell’uomo: “quanta delicatezza!” diceva lui (lui chi?).
Facilmente, ridevamo del nostro bambino vestito con la cravatta durante la recita scolastica greve e innocente.
Faticosamente, ridevamo delle risposte sincere che ci dava, delle domande universali che ci poneva, delle tematiche che la maestra – lei è il padre del bambino?- raccontava di nostro figlio.

Tre bambini ritornano nel luogo del delitto, nelle strade di Il terzo uomo, nel quartiere monocolore di L’odio, nelle candide-torbide discoteche (ghetto) stile Cristina Aguilera. Sono i prototipi dell’imitazione, del sangue tragico stampato nelle ossa di Hey Boy Hey Girl (Chemical Brothers), della sottile perdita di Spider, del bullismo di We don’t care (Audiobullys). Tre bambini sono disadattati, vorrebbero mascherare la loro minoranza e strappare gioia da quella menomazione. Sono tre adulti che sognano di volare nel sonno, di vincere la patetica paura di essere degli isolani, lasciati marcire nel mare che li circonda.
Loro – e dico noi tutti – vorrebbero sorridere a denti stretti a chi, da loro, vuole il meglio – dammi la merendina! – e chiederebbero grazia a quella maschera scomoda che, in loro, è differenza vitale, e nel ballerino è segno di originalità e moda.
I loro padri guardano la tv, curvi, appoggiati sulla loro schiena, non li ascoltano.
Loro scappano e si intrufolano, con le loro piccole ossa, nel locale impreziosito di luci, cercano di gettare la maschera nel giro di vite che è il loro piccolo e sognato domani, ma come le cadute nei nostri sogni, precipitano nel tremolio delle gambe appoggiate sul letto.
La polizia arriva e li riporta nella loro realtà. Quale?

Galvanize è un lancio accurato, un’immagine da ritagliare e incollare, la fotografia, la scoperta, il prologo – l’attesa – la fine, un facile primo piano. Ma sarà sempre un cortometraggio che, con la musica, ha poco da spartire.
Il taglia e incolla propedeutico non è servito, la storia non s’incarna nel ritmo, non ci eccita, ci rende perplessi.
Guardare accuratamente e non toccare. Ascoltiamo solamente quel suono, quel modo incerto e unico di approcciarsi al movimento e riconosciamo il fatto che, il 1 [img4]marzo 2005, saremo tutti al Filaforum a ballare con le nostre maschere tra le fauci, con o senza immagini.

Il regista Dave Meyers riprende il cortometraggio che David La Chapelle ha girato, dal titolo Clowns in the hood, presentato come Krumped al Sundance Film Festival, dove è stato pluripremiato. Volti truccati come clown, movimenti controtempo, questo è il Clown Dancing o Krumping (inventato nel 1992 da Thomas Johnson), il ballo che ha portato tutti i ragazzi dei ghetti di Los Angeles a ballare per le strade. I primi artisti a diffondere questo tipo di ballo sono stati Miss Kittin e The Black Eyed Peas.

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