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Finding Arafat

Finding Arafat

Presentato al Festival di Venezia del 2003, Persona non grata testimonia insieme a Comandante, documentario su Fidel Castro realizzato lo stesso anno, il desiderio di Oliver Stone di interrogarsi sulle figure dei grandi uomini che hanno consacrato la loro vita nell’opposizione agli Stati Uniti e al sistema occidentale sistema occidentale.
L’intento dichiarato è quello di calarsi nella questione mediorientale per riportare tutti i punti di vista e cercare una mediazione. Il punto di partenza sono le interviste a Shimon Peres, Benjamin Netanyahu, Ehud Barak, Hasan Yosef di Hamas e alla Brigata dei martiri Al Aqsa; l’obiettivo finale, mancato, è arrivare a un colloquio con il leader palestinese Yasser Arafat.
Il viaggio di cinque giorni nelle città di Gerusalemme, Tel Aviv e Ramallah è interessante perché permette di sentire il punto di vista di chi è direttamente coinvolto nel conflitto e ci dà la chiave di come i diversi primi ministri d’Israele si siano posti nei confronti della questione palestinese. Arafat è allo stesso tempo il protagonista della pellicola, tutti parlano direttamente o meno di lui, e il grande assente, inseguito e spiato ma non raggiunto con un’intervista.
Da un punto di vista stilistico, questo documentario ripropone in tutto e per tutto il linguaggio di Stone, votato alla spettacolarizzazione. Il regista entra a contatto con la realtà dei due popoli, ma lo fa senza rinunciare alla sua ricerca di effetti particolari: dalla presentazione dei personaggi, all’elaborazione dell’immagine, fino al movimento frenetico di molte sequenze.
Il limite dell’operazione è proprio nel rifiuto di calarsi nella realtà investigata. C’è quasi arroganza nel modo in cui il regista invade in prima persona uno spazio che non gli appartiene e che ha difficoltà a comprendere (alla domanda di una troupe israeliana su come evolverà la situazione Stone risponde «è come il vento. Non sai mai qui da quale parte soffierà»). Al limite della moralità, per esempio, ci sembra il modo in cui viene ripreso l’arrivo dei soldati israeliani che sparano a un uomo e coprono la telecamera. Un episodio terribile e reale come questo esige un rispetto particolare e non può essere montato con l’intento di dargli la velocità e il ritmo di una scena d’azione qualunque.
Al di là di un’impostazione discutibile, Persona non grata non delude certe attese informative per il modo in cui offre tutti i punti di vista e ricerca una soluzione per il futuro direttamente con i protagonisti del “processo di pace”.

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