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cultura dell'immagine e della parola

La necessità di un racconto

La necessità di un racconto

A parte l’urgenza di spingere più persone possibili ad andarlo a vedere, si ha la sensazione di non avere molte parole d’aggiungere dopo la visione di The Agronomist. Si potrebbero semplicemente sottolineare l’importanza della vicenda drammatica raccontata o parlare della straordinaria umanità dell’uomo che la pellicola ritrae.Ma penso sia utile andare oltre, perché forma e contenuto sono sempre incredibilmente legate tra loro. In altre parole, non bastano un eroe, un’inchiesta o un atto d’accusa sensazionali per realizzare un buon film o un buon documentario. Per fare due esempi, sia di fiction che di non-fiction: Veronica Guerin (id., Joel Schumacher, 2002) e Fahrenheit 9/11 (id., Michael Moore, 2004). Il primo retorico e semplicistico, il secondo furbo e ricattatorio.

Ecco allora dove risiedono la forza e l’intelligenza di questo documentario di Jonathan Demme: una messa in scena essenziale e dosata, al servizio di una storia forte. The Agronomist non è un monumento a questo straordinario attivista e nemmeno un suo epitaffio, più semplicemente la sua biografia raccontata attraverso il linguaggio audiovisivo. Sono la voce e il volto di Jean Dominique a rendere grande il film. Non c’è sensazionalismo, non c’è retorica strappalacrime, eppure la realtà che viene raccontata è veramente dolorosa e straziante. The Agronomist è una boccata d’ossigeno, non certo per quello che racconta, ma per come lo racconta. Non ci vuole imporre nulla, non ci vuole commuovere, solo raccontarci un uomo, la sua vita e la sua incrollabile fede in un’idea che ha perseguito per tutta la vita: dare voce e dignità alla gente della sua terra.

L’arrivo di Jean Dominique all’aeroporto di Haiti dopo l’esilio, il bagno di folla e il suo pugno alzato in segno di vittoria sono tra le immagini più incredibili ed emozionanti viste al cinema da molto tempo a questa parte. Immagini d’archivio con una stupenda canzone in sottofondo: semplice, diretto, essenziale. Nient’altro d’aggiungere.

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