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Amames por favor

Amames por favor

Ha il viso disteso e lo sguardo vispo, Alejandro Agresti, di chi non ha paura di fare cinema “indipendente”, un tipo di cinema che in Argentina può suscitare forti reazioni. Lo sa bene l’autore di Valentìn (id., 2002), lavoro pluripremiato, in cui il regista non esitò a inserire un esplicito riferimento a Che Guevara. Sorride quando si nomina la critica e il pubblico argentino e svicola, con un bonario fifty-fifty, quando gli si chiede dei favorevoli e dei contrari al suo modo di intendere il cinema. Lo sfiorano appena le domande, ormai consumate, sulla democrazia nel suo paese, su quali siano i vincitori e quali i vinti. Appare chiaramente super partes, spinto com’è dal bisogno intimo e primordiale di comunicare il Sentimento arrivando a lambire, in più di una occasione, l’idealismo.
Con queste premesse l’imposizione, da parte di Medusa, di un titolo che snatura del tutto il significato originale, arriva come una doccia fredda. Tutto il bene del mondo non contiene più nulla dell’originale Un mundo menos peor, non c’è più traccia della «resistenza degli Argentini a una realtà e a un passato che tentano di distruggere l’essenza dei propri sentimenti». Grazie al cielo bastano e avanzano i novanta minuti di pellicola per epurare il passo falso e riconciliare lo spettatore con una regia fatta “in punta di piedi”.
La messa in scena si articola su due livelli: il primo “riservato agli attori”, con un uso statico della macchina da presa che dimentica le panoramiche, tanto care al cinema hollywoodiano, e lascia che siano i personaggi a riempire gli spazi; il secondo «riservato allo sguardo», con primi e primissimi piani che esaltano il dettaglio e vivificano la mimica. «È un cinema fatto di gente comune, di sentimenti veri che senza sconvolgere sa commuovere» con l’uso, aggiungo, di un cast scelto su misura. Scontata la scelta di Julieta Cardinali (Leticia), Carlos Roffe (Cholo), Rodrigo Noya (Marcelo) e Mex Urtizberea (Miguel) dopo la bella prova di Valentìn. Sorprendente la protagonista (Monica Galan) che riempie i lunghi piani sequenza di una intensità espressiva che buca lo schermo. Il risultato: dopo nemmeno metà pellicola nuotiamo in questioni quali l’amore, l’alienazione, le false Il regista Alejandro Agrestilibertà, l’annientamento individuale, la guerra delle Malvine (tuttora scottante) senza dover nemmeno riprendere fiato. Merito di quei volti, di quei luoghi. Mar de Ajò (paesino a sud di Buenos Aires) è teatro perfetto per l’incontro dei due temi più cari al regista: la famiglia, come «nucleo inscindibile e punto di partenza per la comunicazione sociale» e il passato che è radice di un popolo ma anche eredità opprimente. Al bivio tra la caduta nostalgica degli ideali e la rinascita del sentimento di attaccamento alla vita: il rumore dell’oceano che batte il tempo del film e, in un modo o nell’altro, palesa sempre la sua presenza. Sfondo visivo e uditivo, esso contiene il vero mistero, la dimensione prospettica che «ci riporta al nostro essere comunque piccoli». Sul confine terra-mare non c’è spazio per la banalità né per le «emozioni negative», ma il riso e il pianto devono essere frutto della stessa necessità di comunicare. Un paese come tanti, sull’orlo del mondo. Solo qui, però, poteva prendere forma l’amore, solo qui poteva prendere voce il silenzio.

Curiosità
L’ultima scena, la più ricca di pathos, è stata ripetuta ben 34 volte prima di raggiungere la caratterizzazione richiesta impegnando la troupe dalle 21 fino alle 8 del mattino seguente.
Il nonno del regista ha vissuto per svariati anni nel paese dove si svolge la maggior parte delle riprese (Mar de Ajò).

Filmografia:

- Valentìn (2002)
- Una Noche Con Sabrina Love (2000)
- El viento se llevó lo qué (1998)
- Un dia para sempre (1997)
- La Cruz (1997)
- Buenos Aires Vice Versa (1996)
- Hexagon (1994)
- El acto en cuestion (1994)
- A Lonely Race (1992)
- Modern Crimes (1992)
- Everybody wants to help Ernesto (1991)
- Figaro Stories (1991)
- Luba (1990)
- City Life (1990)
- Boda secreta (1989)
- Amor es una mujer gorda (1987)
- El Hombre que ganó la razón (1986)
- La Neutrónica explotó en Burzaco (1984)
- Los Espectros de la recoleta (1981)
- Tú sabes mi nombre (1981)
- La Araña (1980)
- Sola (1979)
- El Zoológico y el cementerio (1978)

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