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Un nonno… in famiglia

Casa MartiniGiunto ormai alla quarta serie, Un medico in famiglia non sembra risentire del tempo che passa e continua ad incollare allo schermo gli stessi spettatori di sempre.
Gli abbandoni di Giulio Scarpati, Claudia Pandolfi ed Enrico Brignano non hanno fatto perdere di interesse la fiction, grazie soprattutto alla grande capacità degli autori e degli sceneggiatori di architettare e tracciare quadri di azione sempre differenti senza cadere nel gioco degli intrecci paradossali tipici delle soap opera americane.
Pur continuando a variare il nucleo principale di personaggi, il risultato finale risulta sempre gradevole al pubblico che, puntata dopo puntata, vive la realtà quotidiana della famiglia Martini. Una realtà fatta di vicende, tutte perlopiù verosimili, che alternano punte di leggerezza alla trattazione di importanti tematiche sociali; queste ultime affrontate forse con una eccessiva dose di “buonismo” televisivo che porta spesso i problemi a concludersi a “tarallucci e vino”.

Risulta immediatamente evidente la disparità tra la vita di tutti i giorni e la realtà costruita per esigenze di copione della fiction dove tutti i medici della ASL sono gentili e cordiali, dove ogni abitazione possiede un giardinetto ben curato e sempre fiorito. Questa “quasi perfezione” passa in secondo piano agli occhi dello spettatore, che, piuttosto, rimane colpito da quegli elementi di quotidianità rappresentata nel piccolo schermo con abbracci, litigi, pianti e sorrisi.
Il salone di Casa MartiniIl cast attuale è un mix di giovani attori emergenti, come Margot Sikabonyi, Pietro Sermonti, Sabrina Paravicini e veterani come Riccardo Garrone, Milena Vukotic e Lino Banfi. È proprio grazie alla straordinaria interpretazione di quest’ultimo che nasce il personaggio più complesso ed amato: nonno Libero.

Banfi disegna intorno alle sue qualità artistiche un nonno moderno, dinamico e riflessivo, impegnato e frivolo nello stesso tempo, un vero e proprio mattatore della scena, capace di far convergere a sé tutte le vicende di casa Martini, senza risultare onnipresente nella scena.
L’attore pugliese non perde la straripante mimica comica che lo ha fatto conoscere al grande pubblico nelle commedie italiane anni 70-80,ma ad essa accompagna anche una nuova visione interpretativa frutto della maturità artistica conseguita negli anni (si pensi anche al film Vola Sciusciù, di Joseph Sargent, ore 21,00 il 28 maggio 2000, Rai1).
Il personaggio di nonno Libero alterna aneddoti del suo passato a momenti in cui si rende protagonista attivo del presente, non solo consigliando, ma intervenendo di persona all’interno della vita dei suoi familiari e dei suoi amici.
Un ruolo nuovo per un nonno televisivo
, fatto non solo di favole raccontate ai nipoti prima di addormentarsi o di quei racconti di quando “si stava meglio quando si stava peggio”. Nonno Libero regala alle persone anziane le semplici emozioni figlie di quel desiderio di non arrendersi al tempo che avanza, senza respingere il presente, senza indossare innaturali maschere, ma solo vivendo i sentimenti comuni e naturali che esistono in ogni età.

La sala da pranzo di Casa MartiniPer alcuni aspetti il personaggio costruito da Banfi ricorda da vicino il brigadiere Nino Fogliardi della fiction di successo Linda e il brigadiere (Gianfrancesco Lazotti, ore 21,00, dal 6 aprile al 27 maggio 1997, Rai Uno) interpretato in modo sublime da Nino Manfredi.
Entrambi i personaggi sono figli di uno stesso attivismo sulla scena vissuto da chi non sopporta di essere considerato ormai vecchio ed inutile.
Ognuno di loro rivendica a suo modo un ruolo di primo piano all’interno della realtà che lo circonda.
Mentre il brigadiere Manfredi, in barba alla pensione, si prodiga per risolvere casi polizieschi, nonno Banfi si cala nella realtà domestica in cui diventa il grande padre non solo della famiglia Martini, ma anche di tutti i personaggi secondari che ruotano intorno a loro.

Non sono ancora terminate le puntate di questa serie che c’è già chi spera di vederne presto un’altra per sapere come andranno a finire le vicende di tutti i protagonisti ai quali ormai ci si è affezionati. Su questa possibile eventualità Banfi ha recentemente dichiarato in una intervista: «Quattro serie in sette anni presuppongono almeno un anno tra una serie e l’altra: io ho 68 anni, fra due ne avrò 70, cioè avrò una certa età. Vorrei portare avanti anche altri impegni… la voglia di continuare c’è, ma… se son rose fioriranno!».
Come direbbe Nonno Libero: «Una parola è troppa e due sono poche».
E chi ha orecchie per intendere….

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