Temi il destino, ma non rispettarlo
Ragazzi di periferia
Ale e Ferdi sono due amici inseparabili, hanno fra i quindici e i diciasette anni, passano le giornate facendo il bagno nel lago, bevendo vino e scorazzando per la città sullo sgangherato motorino di Ferdi. Li accomuna una situazione familiare difficile. La madre di Ale è affetta da una grave forma di esaurimento nervoso, che la porta a vedere il figlio come se avesse ancora cinque anni. Il padre di Ferdi è un malato terminale a cui non resta altro da fare che attaccarsi alla bottiglia. I due protagonisti vivono in una periferia-rudere, un paesaggio inquietante di macerie, rifiuti e fabbriche dimesse, ibridazione di città e campagna. Questo ambiente riflette lo status mentale dei ragazzi, in bilico fra infanzia e maturità.
Ale e Ferdi avvertono istintivamente la forza opprimente del destino, un destino di miseria e sconfitta, oscura eredità dei rispettivi genitori; ma proprio di fronte a questa oppressione, i due amici troveranno la forza di reagire, di ribellarsi, nel tentativo di sfuggire a un futuro apparentemente già scritto.
Un viaggio nella mente
La carta vincente del film è senza dubbio la forza e l’efficacia espressiva con cui Gaglianone mette a nudo la psicologia dei personaggi. Per ottenere questo risultato il regista ricorre a numerosi espedienti fra cui l’uso di una fotografia iper contrastata per immergere i protagonisti in uno scenario paradossalmente allucinato.
L’impianto narrativo è costellato di visioni e flashback, resi attraverso stacchi netti, brusche acceleratio e sparizioni alla Méliès. Completano il quadro l’asincronia sonora e le voci fuori campo, che fanno percepire i pensieri dei personaggi come echi e sussurri persi nel vento.
Intenso e godibile
Grazie a un montaggio nervoso e volutamente disorientante, Gaglianone crea un ritmo incalzante e coinvolgente, pur non riuscendo a mantenere questa dinamicità in tutte le parti del film.
La spontaneità degli attori, in gran parte non professionisti, contribuisce a dar vita a personaggi interessanti e credibili, i cui stati d’animo sono sapientemente amplificati da una colonna sonora di qualità.
Il risultato è un film intenso e godibile, che sa regalare emozioni fortissime e, perché no, qualche ingenuo sorriso.
Curiosità
Gianfranco Bettin, colpito dall’adattamento cinematografico, ha rivisitato il suo romanzo, che è ora disponibile nell’edizione Universale Economica Feltrinelli. Le vicende del libro si svolgevano vicino a Mestre, ma Gaglianone ha spostato l’ambientazione a Torino, sua città d’adozione, in virtù dell’affinità che ha sentito fra la storia dei ragazzi del romanzo e il suo vissuto personale.
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