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L’irresistibile voglia di farsi del male

L'irresistibile voglia di farsi del male

Se non fosse perfidamente autoironico, questo film rischierebbe di essere cestinato come spazzatura ancora prima di essere visto. E sarebbe un gran peccato. Perché Dodgeball è un’irriverente parodia di se stesso e di tutte quelle ricorrenti manie in cui Hollywood incappa quando vuole celebrare qualcosa, pretendendo di fare sul serio.
Altro che assurde e inopportune ricostruzioni storiche o film epici infarciti di spacconate fino a sembrare quasi ridicoli. Questo è un film sul cinema americano, un film trash, a tratti splatter e genuinamente divertente, ottimo per tutte le età e adatto anche per i più esigenti, avvertiti in anticipo della porcheria cui vanno in contro e debitamente ripagati dal raggiungimento dell’obiettivo: ridicolizzare ogni cosa.

Le palestre sono l’ambiente che viene investigato, il primo bersaglio del piccone cinematografico. Ossessione per la linea, cultura dell’apparire, insipienza sono le caratteristiche deformate di un pubblico, tipicamente americano, sempre più influenzato dalle proprie ossessioni. White Goodman (uno stupendo Ben Stiller) è il padrone del centro fitness che porta il suo nome. Ambiguo, egocentrico e istrione si nutre di soli integratori, si accoppia con la pizza margherita e si tiene lontano dai bomboloni alla crema applicandosi elettrodi ai capezzoli. Nulla a che vedere con il rivale della palestra “Pinco Pallino Joe”, che fa colazione col dentifricio e vive sul divano, anticamera dell’autostrada verso l’obesità.

E poi c’è il Dodgeball, la palla prigioniera o palla avvelenata, che dir si voglia, che si giocava alle scuole elementari nelle ore di ginnastica.
Una pratica più ridicola e adatta non si poteva trovare per allestire la parodia richiesta dal copione. Un documentario in bianco e nero in stile realista ci illustra le semplici regole di questo sport, certificate dall’American Association Dodgeball of America: crea una squadra con i più grossi e agili che conosci e accanisciti con violenza sui più deboli scaraventandogli pallonate addosso. WOW.
Con poco allenamento può partire il torneo internazionale, naturalmente a Las Vegas, capitale del kitsch made in USA. Si affrontano, oltre ai due rivali, montanari segaioli, giovani boy scout, rapper africani, famiglie sadomasochiste, e caratechi giapponesi. In palio non c’è solo il premio finale, l’ambita e vitale cassa piena di dollari, ma anche l’amore di una bellissima ragazza bionda, dagli incerti orientamenti sessuali.
Tra televisioni internazionali impazzite per l’evento, donne androgine, praticanti dell’urinoterapia, disgrazie imprevedibili, un solo insegnamento resta valido: sìi sempre te stesso.

Battute al balzo
“Non ho mai mollato, nemmeno quando mi hanno diagnosticato un cancro al cervello, ai polmoni e ai testicoli, contemporaneamente. Ma se tu hai deciso di lasciare sicuramente hai una buona ragione”.
“Ci sono tante cose che non vanno per il verso giusto: bere urina, per esempio. La mia però è limpida, sterile e soprattutto mi piace”.

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