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cultura dell'immagine e della parola

TV e videogame

L’impressione è che la TV non ami molto i videogiochi.
Forse perché le somigliano troppo, forse perché in qualche modo riescono a realizzare uno dei sogni del teleschermo; quello di portarci dentro di sé, immergendoci nella propria realtà.
Se la televisione potesse decidere, credo che ci vorrebbe così. Perfettamente calati nel suo flusso di immagini, dei piccoli esploratori perfettamente integrati nel programma.
Personaggi perennemente in viaggio da un format all’altro, attraverso livelli crescenti di difficoltà. Il talk-show mattutino, le notizie all’ora di pranzo, telefilm e cartoni pomeridiani, il quiz serale, lo speciale notturno, e poi ancora talk show…
E se cadi addormentato o ti distrai, non c’è problema:
INSERT – COIN, apri gli occhi e sei di nuovo in gioco. Crediti illimitati, una vita dopo l’altra, tanto l’intrattenimento non si ferma mai….
Ma ogni mezzo ha i suoi limiti, TV compresa.
Il telespettatore non ha in mano un joystick, ha un telecomando.
Non può modificare l’ambiente. Può solo interrompere il flusso, spazzare via l’ambientazione e i suoi protagonisti. O, peggio ancora, tradirli e cambiare canale.
E allora l’invidia del televisore nei confronti dell’altro schermo, quello del videogame, è anche comprensibile.

Non che non ci abbia provato, il tubo catodico, a farsi consolle.
Rovistando nella nostra memoria di telespettatori, alla voce “Anni Novanta” possiamo facilmente imbatterci in almeno due esempi di videogioco televisivo.
Nel 1997 Solletico, il programma per ragazzi della fascia pomeridiana di Raiuno, sceglie il venerdì per trasformarsi in Solletico – Sala giochi, provando a coinvolgere telefonicamente i piccoli appassionati di videogame.
Esperimento riuscito: più che per l’emozione di parlare con Mauro Serio ed Elisabetta Ferracini, i mini-telespettatori si attaccano al telefono per difendere il parco giochi 3D Stellaris dalla perfida dottoressa Frida Friday .
Nel 1998 è invece la volta di Telemontecarlo, che declina la stessa formula adattandola a un pubblico adolescenziale.
E’ lo storico The Lion Trophy Show.
Un leone digitale, comandato attraverso i tasti del telefono dal pubblico a casa, si cimenta in avventure cartoonesche.
Il programma, nato come iniziativa sostanzialmente pubblicitaria in favore del noto snack che fa del leone la sua mascotte, diviene gradualmente un fertile terreno di collaborazione tra televisione, produttori di videogiochi e testate di settore.
Una specie di cavallo di Troia che consente ai videogame di entrare anche nelle case di chi fino al giorno prima aveva delegato il proprio intrattenimento solo al teleschermo.
Terminata quell’esperienza, però, il gioco interattivo è costretto a riprendere la via dell’esilio.
Le ultime notizie lo danno esule sulla pay-tv, mentre cerca di fari una nuova vita nel canale interattivo Playin’ Tv di Sky, lontano dalle luci della ribalta nazionale.

Se dall’aspetto ludico ci spostiamo a quello della divulgazione, le cose sembrano addirittura andare peggio. Forse perché convinta che un videogioco non può essere spiegato ma va solo giocato in prima persona, la televisione ha sempre dedicato poco spazio al discorso sul videogioco.
Per quanto il settore sia ampio e in costante crescita, di pari passo con l’evolversi delle tecnologie, nell’etere nazionale regna una sostanziale reticenza a riguardo.
Provando di nuovo a scavare nella memoria, l’unico ricordo che emerge è quello, ormai sbiadito, di un programma trasmesso almeno quindici anni fa su un canale Rai.
Credo si chiamasse The Game Master, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
[img4]Un personaggio virtuale spiegava come superare i livelli più complessi dei videogiochi che andavano di moda a quel tempo. Peccato andasse in onda all’alba di domenica mattina, quando le lenzuola erano troppo morbide per essere abbandonate.
Ma torniamo al nostro caro 2004 e guardiamoci intorno alla ricerca programmi di approfondimento dedicati almeno in parte agli appassionati di videogame
Non possiamo che sentirci spaesati.
Per saziare la nostra curiosità possiamo solo rivolgerci alle emittenti locali, come Telelombardia col suo Netc@fé, in onda di domenica alle 23.
In alternativa, possiamo solo addirittura partire per un viaggio interstellare facendo rotta su Raisat, dove ogni mercoledì alle 13 (e in replica alle 17, alle 20 e alle 22) ci attende la striscia settimanale GigaBit.
Sulle emittenti nazionali via etere, invece, il nulla più assoluto.
Un panorama più arido di un livello di Moon Patrol.

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