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Chi sorveglia i guardiani?

Chi sorveglia i guardiani?

«Chi sorveglia i guardiani?». E’ questo il motto che racchiude in sé tutta la morale di Watchmen, mitico romanzo a fumetti partorito dall’osannata penna di Alan Moore.
New York, 12 ottobre 1985: Edward Blake viene trovato morto su un marciapiede qualche decina di piani sotto la finestra della sua camera da letto. Ancora nessuno sa che il defunto una volta era noto come “Il Comico”. Nessuno tranne gli altri eroi che con lui terrorizzavano i criminali nei lontani anni 70. Già, perchè nell’America immaginata da Moore in questo presente alternativo (il fumetto uscì per la prima volta in volume nel 1986) i supereroi sono usciti dalle pagine dei comics per conquistare le strade della città, almeno fino al 1977, quando una legge li ha costretti alla pensione anticipata.

Questo l’incipit dell’opera, ma l’eclettismo di Moore non si arresta e nella sua trama ordisce altri fili in un vortice narrativo stupefacente, dalla profondità drammaturgia degna di una grande pièce teatrale. Watchmen emana con decisione l’atmosfera degli anni 80 con le sue paure e le sue paranoie: la guerra fredda, i due blocchi, la proliferazione nucleare. La potenza e la maestria della sceneggiatura fanno oggi di Watchmen un classico del fumetto: un medium artistico che proprio grazie all’opera dello scrittore inglese è diventato arte adulta a tutti gli effetti. Liberatasi di clichés vecchi di decenni e di quelle ingenuità che ne avevano frenato lo sviluppo ormai da troppo tempo, la narrazione a vignette subisce un ribaltamento radicale. L’essenza dei supereroi viene vagliata al microscopio, in maniera chirurgica. Il risultato è un miracolo di osservazione critica in cui i personaggi principali rappresentano le contraddizioni e le nevrosi tipiche della società statunitense.

Moore ci mostra concretamente che cosa sia diventato il sogno americano: non Libertà, Giustizia, Democrazia, bensì la violenza del Comico, la mediocrità del Gufo Notturno, i demoni interiori di Rorschach, le ambiguità di Ozymandias e l’alterità del Dr. Manhattan. La spietata analisi del Paese a stelle e strisce non si concentra solo sul versante superomistico, ma indaga anche la controparte “umana”: dai drogati Knots, alla coppia lesbica, allo psicologo del carcere, fino all’edicolante, i poliziotti e i fascisti del New Frontiersman, tutti sono annichiliti di fronte ad una verità che nessuno, nemmeno Adrian Veidt, l’uomo più intelligente del mondo, riesce ad ammettere. Solo il deviato e violento Rorschach ha aperto gli occhi, e non può più tornare indietro sul sentiero della normalità: siamo soli. Non c’è nient’altro.

La tecnica narrativa di Moore è straordinaria nel presentare perle di saggezza e verità pseudo-filosofiche all’interno del suo lavoro e, con il suo cupo realismo, Watchmen segna al contempo l’inizio e la fine di un’epoca: la rinascita del fumetto americano e la morte dell’innocenza dei comics. Il tutto grazie anche all’abile matita di Dave Gibbons, che ci ammalia per l’asciuttezza e la capacità di interpretare al meglio la dinamica della storia, presentando a livello grafico la medesima visione disincantata dei comics e della realtà che essi rappresentano.

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