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Peccato e redenzione

Peccato e redenzione

Come i petali di un fiore

Nove vite, nove persone diverse, eppure uguali, che si incrociano, si sfiorano, si scontrano, in una giornata che cambierà per sempre le loro vite. Chi vorrebbe essere perdonato, chi di perdonare non ha nessuna intenzione, chi è alla ricerca dell’amore e chi suo malgrado scopre di amare. Tratto distintivo di Magnolia è la narrazione corale che, attraverso un abile uso del montaggio parallelo, ci porta a conoscere le vicende che hanno luogo nella “tranquilla” cittadina di San Fernando Valley, California.

Pioggia di rane

Nessuno in Magnolia è innocente; il peccato, commesso o subito, in tutte le sue forme e sfaccettature, sembra essere il vero filo conduttore di una storia che unisce padri oppressi dai rimorsi e figli che scontano le pene dei genitori.
Personaggi tormentati che cercano di apparire integri e determinati, che con ogni mezzo tentano di sopprimere i loro demoni interiori, mentre una pioggia sempre più forte sembra contrastarli, lottando per far venire tutto a galla.
Infine una pioggia di rane si abbatte sulla città corrotta, come una piaga biblica, una punizione divina; nel momento stesso in cui il peccato viene svelato, un evento apparentemente inspiegabile ne sancisce inesorabilmente la condanna.
Il film è ormai giunto al suo epilogo, un sole caldo e rassicurante sorge illuminando una città coperta dai cadaveri e dal sangue degli sventurati anfibi; le storie dei protagonisti si chiudono all’insegna della speranza e della redenzione. L’ultima scena del film, che ricorda in modo incredibile il finale de Le notti di Cabiria (Fellini, 1956) mostra un debole sorriso farsi strada fra le lacrime di Claudia che, lasciatasi alle spalle i maltrattamenti del padre, è ora pronta a riporre nuovamente la sua fiducia negli altri.

Un canto unanime

Un momento emblematico del film è senza dubbio quello in cui i protagonisti, dislocati in vari punti della cittadina di San Fernando, uniscono le loro voci in una canzone triste e malinconica; questi brevi ma intensissimi minuti svelano cosa sia in realtà Magnolia: un coro di voci che cantano al mondo il loro bisogno di essere ascoltati e compresi. Per un attimo tutte le divergenze e le distanze che separano i personaggi si appiattiscono mostrando quanto in realtà essi siano uguali. Talmente uguali da non poter fare a meno l’uno dell’altro, come se fossero tutti i petali dello stesso fiore.

Il tema del doppio

Due star televisive affette da una malattia mortale, due bambini prodigio (o meglio, un bambino e un ex-bambino) sfruttati dai genitori, due figli che hanno vissuto odiando il proprio padre. Quanti pensano che il tema del doppio sia una prerogativa del grande maestro Stanley Kubrick dovrebbero ricredersi guardando Magnolia; questo intrecciarsi di immagini riflesse crea una nuova rete, che si sovrappone a quella formata dai rapporti di parentela moglie-marito e padre-figlio, creando una struttura ancora più compatta, che raggruppa definitivamente tutti i protagonisti in un unico, grande mosaico.

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