Aria Pulita: va in onda la protesta
Quando l’otto ottobre ha iniziato la sua battaglia, il giornalista e conduttore Roberto Poletti l’ha premesso: «Andremo avanti finché avremo la possibilità di farlo, finché ci sarà concesso di andare in onda».
Poletti aveva appena preso una decisione clamorosa. Aveva deciso di sospendere le trasmissioni regolari di Aria Pulita, il programma di approfondimento politico che conduceva sul circuito 7gold, in segno di protesta contro l’iniziativa parlamentare bipartisan (a promuoverla un leghista, un membro dell’UDC, e due dei DS) sull’aumento dei rimborsi elettorali.
Niente più ospiti politici, niente più talk show, il programma da quel momento si limitava ad aprire i propri microfoni all’indignazione dei cittadini.
Per la prima volta una trasmissione si proponeva di dare voce al malcontento sociale. Ma soprattutto decideva di farlo in diretta e senza filtri di alcun tipo.
Nasceva così la prima protesta di massa creata e portata avanti su un’emittente televisiva…
A due settimane di distanza, gli effetti della decisione-shock del giornalista veneto hanno dell’incredibile.
La scelta di un tema così sentito come quello dei privilegi economici ai politici e l’abile costruzione di un meccanismo televisivo ad hoc, hanno creato in poco tempo un vero e proprio caso, una mobilitazione che certamente nessuno, nemmeno Poletti, avrebbe potuto aspettarsi.
Aria Pulita, in onda ogni giorno alle 13.40 e alle 20.55, ha ormai ampiamente superato la sua duecentesima ora di trasmissione.
Lo studio è letteralmente tappezzato di fax e e-mail. Ce ne sono ovunque: appesi a panni per il bucato, appoggiati al tavolino del telefono, sparsi su tutto il pavimento.
Il telefono squilla senza soluzione di continuità, le voci si susseguono incessanti. Ci sono lo studente-lavoratore che ricorda a tutti che ormai impossibile permettersi una casa in affitto, la pensionata che non ce la fa più, la casalinga inferocita.
Il commento che ricorre più spesso è: «i politici sono dei maiali». Davanti al teleschermo ci si sente proiettati indietro di dodici anni. Sembra di ritornare al 1992, a Mani Pulite, alla furia antipolitica, alle monetine lanciate contro Craxi.
Un successo, quello di Aria Pulita, che inizia a fare notizia: il quotidiano Il Giorno segue ormai quotidianamente quello che avviene in trasmissione, sulla rete fioriscono blog e siti di solidarietà. In molte città d’Italia si sono formati addirittura dei gruppi d’ascolto del programma.
Roberto Poletti, che per sua stessa ammissione passa in studio più di quindici ore al giorno, ha l’espressione di chi la battaglia la sta vincendo.
Gestisce il programma con autorevolezza e non senza un certo “mestiere” anche dal punto di vista televisivo, creando suspense e fornendo anticipazioni che obbligano lo spettatore a dimenticare il telecomando. Qualcuno l’ ha accusato di demagogia, ma lui risponde per le rime: «Io qui mi gioco il posto».
Negli ultimi giorni ha anche alzato il tiro: durante una diretta ha sfidato i parlamentari a spedire via fax una fotocopia della propria busta paga.
Nessuno ha risposto.
Hanno invece risposto alle accuse che gli venivano mosse in trasmissione due dei firmatari della famigerata iniziativa: il leghista Ballaman ha ritirato la propria firma, mentre il centrista Rotondi si è dichiarato aperto al confronto.
Entrambi si presenteranno lunedì 18 in trasmissione per sottoporsi al fiume di critiche che sicuramente i telespettatori vorranno riversargli addosso.
Potrebbe trattarsi di un momento storico. La televisione, da sempre considerata ( spesso non a torto) uno strumento di potere, per la prima volta ribalta la propria prospettiva, consentendo alla gente di far valere le proprie opinioni portandole fino a chi il potere lo gestisce.
Comunque vada la diretta di lunedì, Aria Pulita, visti anche gli ascolti che ha attirato su 7gold, sembra destinata a proseguire.
Lo ha anticipato lo stesso Poletti commentando un comunicato redazionale: «Andrò avanti finché me lo lasceranno fare e questa emittente me lo fa fare. Ci sono molte altre battaglie da portare avanti, come quelle sui ticket e le pensioni d’oro».
A cura di Marco Valsecchi
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