Intervista a Giovanni Eccher
Quattro giorni di riprese “in una località segreta dove nessuno si lamenta se facciamo esplodere delle bombe”, un budget che raggiunge appena i 300 Euro, gli applausi e le acclamazioni durante la proiezione fanno di Men Martians & Machines il cortometraggio (33’) con il miglior rapporto risorse – risultato tra quelli presentati in questi giorni al Milano Film Festival.
Pur non riuscendo ad entrare in concorso, MMM è stato selezionato insieme ad altri 12 lavori per la rassegna Incontri Italiani su oltre 1300 lavori arrivati quest’anno da 72 paesi agli organizzatori del Festival.
Parliamo con Giovanni Eccher, regista di MMM e interprete del Sergente Joe Breaker, presente alla proiezione in gessato nero e ombrello da passeggio.
Un Budget così basso è una necessità o un obiettivo?
Avere a disposizioni più soldi ci consentirebbe di migliorare molte cose nel film, come ad esempio il supporto, per aumentare la qualità delle immagini. Però il nostro obiettivo è anzitutto quello di divertirci nella realizzazione di un film. Ne facciamo uno all’anno e quasi sicuramente ci siamo divertiti di più noi a farlo che voi a vederlo.
Insomma vuole rimanere una cosa, per così dire, amatoriale.
Guarda, a me piacerebbe riuscire a trarre profitto dal genere. Per ora lavoro come sceneggiatore e ho anche diversi progetti per il futuro. Ma sono strade diverse: i film che faccio come Sboccostudios devono essere così, un hobby gratificante, film trash. In tanti si danno un sacco di arie per realizzare dei lavori ridondanti, spesso brutte copie delle produzioni costose.
Come mai solo in tre per più di nove personaggi? Scommetto che i volontari non mancano…
In altre occasioni ho provato a lavorare con un gruppo di amici più grande ma la cosa non ha funzionato: girare il film è bello ma bisogna lavorare un sacco. La maggior parte è pronta ad aiutare solo quando c’è da imbracciare un fucile per farsi bello davanti alla macchina da presa ma poi è solo un fardello. Ormai ho imparato a lavorare in pochi, e funziona benissimo.
Quali le difficoltà più grosse per realizzare questo film?
Il fatto di non avere tecnici. Per la fotografia, la post produzione, la sonorizzazione. In tre ci siamo inventati un ruolo da professionisti. Chiaramente lavorare in pochi è molto più flessibile ma è faticoso perchè ognuno deve fare tutto. Ci sono poi due grandi problemi in Italia: mancano i soldi per produrre i film e soprattutto mancano dei buoni attori. Nel teatro abbondano, ma attori di livello per il cinema ce ne saranno forse due.
MMM è un film di fantascienza, trash. Quali sono i tuoi riferimenti in entrambi i generi?
Un film di fantascienza con lo stesso nome è già stato fatto ma è una pura coincidenza. Il film prende il nome dalla canzone dei Gamma Ray che c’è durante i titoli di coda. Prendo spunto da Ed Wood, Tim Burton, col grande Mars Attak, Il mostro nella Laguna Nera.
Oggi il trash è riconosciuto come un vero genere e Venezia gli ha dedicato la rassegna King of the B’s. Come vedi la situazione?
Il trash non si può considerare un genere. Noi abbiamo girato film trash d’azione, fantasy, e tra poco arriverà il western. E’ la realizzazione che fa la differenza anche se spesso è un fatto involontario. Nightmare era un B’s ma non un trash. Un sacco di film sono invece degli autentici trash anche se fatti con molti soldi. Prendi Armageddon: è pattumiera per fare incasso. Il mio trash è consapevole, autentico e lo è ancora di più perché è senza soldi.
Il successo di pubblico è segno che ci vuole più ironia. Cosa pensi sia piaciuto di più?
Se la gente ha applaudito il nostro film è perché si è stufata di vedere roba che non è né divertente né interessante. Se un film come MMM è piaciuto è perché è un prodotto diverso: il pubblico continua a sentire sempre le solite storie tra il neorealismo e la pubblicità. I registi ricercano solo un modello italiano pesante e noioso e anche i bei lavori parlano spesso di cose già viste.
Contatti?
Ho raccolto più contatti di quelli che pensavo. Alcuni manager pubblicitari e organizzatori di altri festival mi hanno invitato a partecipare alle loro iniziative. Sono contento, devo dire che non mi dispiacerebbe per nulla approfondire il discorso…
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A cura di Lorenzo Lipparini
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