E venne il tempo del predicatore…
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Dissacrante, ineffabile, mordace, spirituale, deleterio… Lo potete qualificare con un’infinità di termini, anche opposti tra loro, senza riuscire ad estrapolarne l’essenza vitale, senza neanche essere in grado di dipingerne i tratti superficiali perché, al momento stesso, è così dannatamente unico.
Non pensate di aver mai letto nulla di simile: ogni singolo valore della vita quotidiana viene, a modo suo, preso in considerazione da questa ennesima saga dell’autore di Belfast Garth Ennis e farcito dagli elementi più inconcepibili ed estrosi.
Ed è proprio in questa perfetta sinergia tra realtà e fantasia, in questo oceano senza fondo di blasfemie i cui iceberg però sono formati da un sottile velo di moralità, che il viaggio del predicatore ha inizio.
L’intreccio in sé, nonostante una miriade di sottotrame, è abbastanza lineare: Jessie Custer, un reverendo con una distorta visione religiosa, dopo essersi ritrovato indissolubilmente legato a Genesis (creatura nata dalla relazione sessuale tra un angelo e una diavolessa) e ad aver quindi acquisito il “Verbo divino”, potere che consiste nell’indurre chiunque a fare qualsiasi cosa lui ordini, decide di andare alla ricerca di Dio.
Ed è proprio l’ Onnipotente, reo di essere fuggito dal regno dei cieli scatenando caos e disordini, il motore che innesca il viaggio, tutt’altro che metafisico, del nostro predicatore; accompagnato da Tulip, ex fidanzata e killer professionista, e Cassidy, vampiro irlandese bevitore di birra, il nostro atipico eroe ha come solo obiettivo quello di chiedere al Divino spiegazioni per un atteggiamento tanto “originale” e scriteriato e di spingerlo ad assumersi le responsabilità che gli spettano.
I tre viaggiatori si ritroveranno coinvolti in un turbinio di situazioni al limite della sopportazione mentale e fisica, inseguiti da personaggi di ogni stampo: dagli assurdi membri dell’ordine del Graal, al Santo degli Assassini, pistolero inarrestabile assoldato direttamente dagli angeli per eliminare la minaccia Jessie/Genesis, a un ragazzo con un buco in faccia (Faccia di Culo) per essersi sparato con lo scopo di emulare il suo idolo Kurt Cobain, ma sopravvissuto e deciso a vendicarsi per la morte del padre sceriffo, e così via…
Anticonformista e cinica fino all’ estremo, la storia è intrisa di azione allo stato puro, ma anche di momenti che approfondiscono lo spessore introspettivo dei personaggi, dei loro rapporti d’amore/odio/amicizia e soprattutto di una abissale incontrollata violenza; l’ambientazione e il gergo on the road e l’umorismo nero non fanno altro che esaltare quest’ultimo aspetto rendendo tutto, nonostante la sacrilega eccentricità, estremamente realistico.
Anche il tratto del disegnatore, Steve Dillon, dà veridicità a quest’ impressione; il suo stile semplice e lineare senza troppe artificiosità, ma che rimane comunque di ottimo livello, inquadra perfettamente l’austerità del paesaggio texano e infonde l’idea che ciò che abbiamo di fronte stia veramente accadendo.
E’ doveroso ribadirlo! Nel suo genere è inarrivabile, uno di quei rari intelligenti fumetti per adulti che riesce ad aggiungere alla sua macabra seducente trama un tocco di ricercata pienezza interiore e di profonda soffocata umanità che va ben oltre il mondo fumettistico; se atterrerete nelle sue fauci sarete sconvolti da un vortice di devastazione, di sarcasmo, di attrazione/repulsione dal quale sarà impossibile fuggire.
Tremate dunque e temete il passaggio del predicatore…
Curiosità: Le magnifiche copertine di questo “fottuto” fumetto sono dipinte da un altro grande artista del panorama vignettistico mondiale. Glenn Fabry si dimostra capace di reggere il confronto con l’estro e l’inventiva dei suoi due colleghi, arricchendo i volumi con le sue stupefacenti tavole.
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