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Amazing Spider-Man

Amazing Spider-Man

Dopo due anni di attesa esce anche nelle nostre sale uno dei sequel più attesi ed annunciati nella storia del cinema. Il primo episodio cinematografico dell’amichevole Uomo-Ragno di quartiere avevo riscosso un successo senza precedenti, decretando la definitiva consacrazione a livello mass-mediatico di plot e sceneggiature di origine fumettistica. Proprio il successo di critica e pubblico ottenuto dal predecessore era l’ostacolo maggiore che questo nuovo prodotto era tenuto a superare. Ora, finalmente, è possibile constatare come il regista abbia sapientemente saputo eguagliare se stesso nella realizzazione di questa pellicola.
I movimenti di macchina hanno mantenuto un alto livello di originalità e spettacolarità; gli effetti speciali, che mostrano i muscoli nelle scene di combattimento, rendono perfettamente giustizia alle abilità ragnesche di Peter Parker e, soprattutto, ai terrificanti tentacoli meccanici del dottor Octavius; le inquadrature in campo largo raggiungono spesso una qualità quasi pittorica nella resa dei colori della Grande Mela.

Tecnicamente ineccepibile, l’opera di questo ottimo regista raggiunge però i risultati migliori a livello di plot narrativo. Il punto di forza del film, infatti, è quello di presentare agli spettatori un protagonista diverso dallo stereotipo tradizionale del super eroe: per dirla con le parole di Stan Lee (ideatore delle vignette dell’arrampicamuri): «La gente è stanca di eroi invincibili, coi quali risulta impossibile potersi identificare. Bisogna mettere in scena personaggi diversi, più umani, con i loro pensieri e le loro difficoltà. Dobbiamo creare super eroi con super problemi!» Questa formula si rivelò vincente negli anni sessanta/settanta nell’industria dei fumetti e sembra proprio che Raimi sia stato capace di adattarla anche alle produzioni Hollywoodiane. Tanto è vero che Tobey Maguire (Spider-Man) si ritrova a dover affrontare non solo le minacce di un ottimo Alfred Molina (Doc. Ock), ma anche e soprattutto i problemi tipici di un adolescente squattrinato: viene licenziato, non riesce a seguire le lezioni al college, rischia di essere sfrattato e non trova il modo di gestire gli affari di cuore.

Sottolineando le componenti più ordinarie e umane di questo ragazzo che la sorte ha dotato di poteri stupefacenti, il regista ci “costringe” a simpatizzare per lui, appassionandoci al racconto e alle sorti di quell’imbranato di Peter Parker. Sin dai titoli di testa, che ripropongono un rapido sunto delle vicende del primo film attraverso una narrazione (non a caso) a vignette, veniamo trascinati nella vita di questo giovane e non possiamo che condividerne i crucci e la frustazione, poiché sono anche i nostri; vediamo come neanche le meravigliose abilità di ragno acquisite dal protagonista possano bastare, da sole, a risolvere tutti i nostri problemi quotidiani; ci viene spiegato il valore del sacrificio; veniamo spronati a lottare tenacemente e a non mollare per le cose davvero importanti; infine, il regista vuole insegnarci un concetto importante, divenuto un credo negli ultimi anni per la società americana: c’è un eroe in ognuno di noi.

Sicuramente anche su questa pellicola grava il peso degli attentati terroristici di Ground Zero che hanno scosso l’America e gli americani nel 2001; ciò nonostante, non si può certo definire Spider-Man 2 come un film etico-politico. Semplicemente, l’autore ha voluto sottolineare la vena moralistica insita nelle gesta di questo ragazzo-eroe, senza tra l’altro rallentare troppo il ritmo della narrazione. Possiamo assistere anche qui, infatti,come nel primo episodio, a spettacolari scene di combattimento, a inseguimenti mozzafiato tra i grattacieli di New York e a scoppiettanti scambi di battute tra l’arrampicamuri e il cattivone di turno. Possiamo divertirci e tifare per il nostro amichevole Uomo-Ragno di quartiere, sempre pronto a suonarle di santa ragione allo schizofrenico Dottor Octopus, aspettando il terzo film e l’avvento di un nuovo (?) super criminale.

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