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cultura dell'immagine e della parola

Violenza

Attraente, lasciva, elettrizzante, disgustosa.

La violenza è uno dei personaggi che accompagna costantemente la vita e tale è la sua identificazione nel cinema di Tarantino: un tetro compagno che segue l’esistenza e che rivela la sua molteplice immagine ogni qual volta si presenti.
Commovente, brutale e sadica durante il balletto di Mr. Blonde che mozza l’orecchio destro del poliziotto Marvin Nash (Reservoir dogs); improvvisa, balorda e illogica quella compiuta su Marvin nell’auto di Jules e Vincent (Pulp fiction); spilorcia, amorale e scimunita quella realizzata del fattorino Ted che tronca il mignolo di Norman per la scommessa tra questi e Chester Rusch (Four rooms : the man from Hollywood); deviata, degenere ed inconscia quella di Ritchie Gecko sull’ostaggio Gloria (From dusk till dawn); liberatoria, azzittente e disordinata quella di Louis Gara contro la petulante Melanie Ralston (Jackie Brown); giustificata, degna di ammirazione e di una bellezza da togliere il fiato nel caso della danza di morte della Sposa nella casa delle foglie blu (Kill Bill).

Anche se rimane un atto di pura oscenità, l’atto violento, viene legittimato da una coscienza offesa che ne estirpa ogni livore e lo scombina fino a portarlo alla sua più scenografica manifestazione realizzando affascinanti rappresentazioni di brutalità .

“La violenza tarantiniana è una condizione del mondo, non una sua anomalia.”

L’espressione visiva della violenza: la crudeltà e la seduzione che da essa scaturiscono con torrentizia vigoria, come feroci e cadenzati fotogrammi che trafiggono la nostra moralità… e siamo costretti a serrare gli occhi per eludere quegli irruenti ed intermittenti lampi che scrollano più l’integrità dei nostri pensieri che la repulsione per la barbarie commessa.

Lo spettatore viene scalzato dalle sue convinzioni portandolo forse a rimanere, attraverso la rappresentazione filmica, più scioccato da una siringa di adrenalina conficcata diritta nel cuore di Mia Wallace (Pulp fiction) che dalla concreta e cruda violenza visibile nei reportage di guerra dei telegiornali che passano quasi inavvertiti.

Come rimanere inerti davanti a ciò che accade ovunque nel mondo ?

Fin dal 1990 vi sono state 93 guerre in 70 stati attorno al mondo con 5,5 milioni di persone decedute. Il 75% di queste persone erano civili, 1 milione erano bambini.

…casca la terra… tutti giù per terra

Pochi ne parlano.

Quasi nessuno ascolta.

E se ci fermassimo, semplicemente?

“Sit for a while, why rush? The beauty is all around. The red sky of the morning, the different colours of the landscape, the freshness of the breeze. So sit for a while and rest with the spirit of the land.” (John Renshaw)

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