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cultura dell'immagine e della parola

Cremaster alla Notte bianca di Roma

L’evento è ideato e realizzato dalla Complus Events, assocciazione specializzata in comunicazione visuale, multimedia, new design e video arte che si sta occupando, per l’immediato futuro, della presentazione del Cremaster in tutte le maggiori città italiane. Il prossimo appuntamento per assistere alla proiezione dell’intero ciclo si terrà, con più repliche, presso le sale del Filmstudio 80 via degli Orti d’Alibert 1/c dal 1-10 ottobre.

Dopo Colonia, Parigi e New York, anche a Roma l’eccezionale presentazione del ciclo Cremaster, opera dell’artista americano più acclamato degli ultimi dieci anni:

il genio visionario Matthew Barney.

La sensazionale formula della Notte Bianca, che permette oramai da due anni di esperire la città da prospettive del tutto inedite, si presenta infatti quale momento ideale per la presentazione in Italia (eccezionalmente gratuita) dell’intera opera di Matthew Barney nata, su espressione dello stesso artista, per non essere circoscritta nei perimetri claustrofobici degli spazi tradizionalmente preposti all’arte. Per l’occasione verrà allestita di fronte alla chiesa di Santa Maria della Consolazione un’arena della capienza di 400 posti dotata di un sistema dolby digital e di uno schermo 8m x 6m.
The Cremaster Cycle è un’ibridazione grandiosa, sia narrativa che simbolico-allegorica, di videoarte e cinema sperimentale: i 5 episodi della saga filmica che verranno presentati la sera della Notte Bianca (e apparsi nel seguente volontario disordine cronologico: Cremaster 4, 1994; Cremaster 1, 1995; Cremaster 5, 1997; Cremaster 2, 1999; Cremaster 3, 2002) proietteranno lo spettatore oltre i confini del reale, in ambienti surreali e onirici attraverso cui l’artista inscena uno spettacolare viaggio epico nell’inconscio, nel tentativo di esplorare in chiave psicologica, simbolica e spirituale le vie del desiderio e della sessualità, intraprendendo – parimenti – un viaggio iniziatico all’interno di un mondo modificato dalla genetica e abitato da mutanti, personaggi realmente esistenti e figure mitologiche che inducono ad interrogarsi sui dilemmi del nostro tempo.
Riassumere i contenuti dei 5 film è impossibile: la sovrabbondanza di informazioni, la ridondanza delle immagini, l’assenza quasi totale della parola, l’utilizzo di metafore e simboli che caratterizzano la saga epica del muscolo testicolare (il Cremaster è infatti il muscolo a cui è affidato il compito di sollevare i testicoli nella fase di eccitazione sessuale) impediscono una lettura logico-consequenziale dell’opera, per andare a stimolare invece gli spettatori attraverso continui impulsi visivi e uditivi: basti pensare alla ricchissima colonna sonora, dalle partiture minimaliste di Jonathan Bepler, alle musiche ready made; dal country di Johnny Cash all’hard rock “death metal” degli Slayer e dei Morbid Angel.

Note sull’artista

Nato nel 1967 a San Francisco e residente a New York, ha esposto presso il San Francisco Museum of Modern Art, la Fondation Cartier a Parigi, la Tate Gallery di Londra, il Museum Boymans van Beuningen di Rotterdam.
Premio Europa 2000 per miglior giovane artista alla Biennale di Venezia del 1993. Presente a Documenta IX, Kassel, nel 1992 e alle biennali del Whitney Museum di New York del 1993 e del 1995. Nel 1996 vince l’Hugo Boss Prize.
Gli anni 2002 e 2003 vedono The Cremaster Cycle proposto in alcune tra le più prestigiose realtà espositive mondiali: il Museum Ludwig a Colonia, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e il Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

• Vai all’articolo su hideout Che cos’è Cremaster

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