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White Shark Project

White Shark Project

Si può ancora realizzare una pellicola di successo basandosi solo su una semplice idea? Se a rispondere dovesse essere Chris Kentis, l’autore di questo Open Water, la risposta sarebbe sicuramente si. Il film è stato infatti prodotto dalla moglie di Kentis, Laura Lau, con un investimento di poco superiore ai centomila dollari, ed è stato girato in pochi giorni con attori non protagonisti. Unica location: l’oceano. Perché, a parte le prime scene di presentazione, tutto il film è girato in mezzo al mare. Qui i due protagonisti vengono accidentalmente abbandonati, e qui devono cercare di sopravvivere a meduse e squali, in attesa che qualcuno si accorga di loro.
L’idea vincente del film è quella di non mostrare (quasi) nulla di quello che avviene sott’acqua. Gli squali ci appaiono solo attraverso le pinne che si muovono attorno ai due, le ferite solo attraverso le macchie di sangue che si confondono nell’acqua. Emblematica in questo senso è la scena notturna. Davanti agli occhi dello spettatore non appare nulla. Lo schermo è nero, illuminato soltanto di tanto in tanto da un lampo. È così l’audio a farla da padrone, con urla, gemiti, sospiri che mantengono intatta la suspance anche ad occhi chiusi.
Soprattutto per questo uso dell’audio e del non visibile, oltre ovviamente per l’utilizzo di un supporto digitale e per lo scarso budget, Open Water può venire considerato una sorta di The Blair Witch Project (id., Daniel Myrick e Eduardo Sánchez, 1999) acquatico, dove al posto delle streghe si hanno gli squali. Del film di Myrick e Sanchez, oltre agli aspetti positivi emergono però anche quelli negativi. Sessanta minuti in mezzo al mare, così come in mezzo ad un bosco, sono fin troppi, e alla lunga la tensione finisce per scemare e a essere sostituita da una semplice curiosità sulla fine che potrebbero fare i due sventurati.
Realizzare un film di meno di un’ora però oggi sarebbe evidentemente fuori da ogni logica di distribuzione, quindi non rimane che accettare qualche minuto in più in un film che comunque vale la pena di essere visto (ascoltato?).

Curiosità: Gli squali utilizzati per le riprese del film sono tutti veri. Gli attori hanno per questo recitato con tutta la parte del corpo immersa in acqua racchiusa da una gabbia. Un piccolo barracuda però è riuscito comunque a mordere la protagonista, Blanchard Ryan, proprio il primo giorno di riprese.

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