Modo espositivo
Il documentario espositivo è il modo che più evidentemente trae i suoi argomenti dalla realtà storico-sociale, presentando al pubblico un problema e cercando di stimolarlo a trovarvi una soluzione. A livello testuale, questa modalità tende a presentarsi senza una posizione preconcetta cercando quindi di dimostrare la propria oggettività. I codici utilizzati sono quelli che più classicamente vengono ricondotti alla forma del documentario come la voce narrante, l’intervento di esperti, documentazioni fotografiche e molti altri artifici che evidenzino la rigorosità del film e guidino lo spettatore verso le stesse conclusioni proposte dal regista.
Il montaggio del documentario espositivo, elemento centrale per la costruzione dell’argomentazione, non vuole creare un ritmo visivo o particolari legami formali come accade per quello poetico; l’interesse principale è infatti quello di focalizzare l’attenzione dello spettatore sul tema che viene analizzato e sulla sua narrativizzazione. Si ricerca così una continuità linguistica che non crei ostacoli alla comprensione della narrazione, sebbene non garantisca che la costruzione rispetti una precisa continuità spazio-temporale. Il modo espositivo enfatizza inoltre gli elementi che possano dimostrare oggettività e verificare la fondatezza degli argomenti che vengono proposti attraverso le immagini. In tal modo è possibile applicare ai singoli temi trattati delle generalizzazioni che possono allargare il raggio dell’argomentazione su di una scala assai più vasta. Le origini di questo modo risalgono ai lavori di Flaherty e di Grierson, e ancora oggi viene utilizzato per la realizzazione di gran parte dei documentari di stampo televisivo.
A cura di Carlo Prevosti
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