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Un libro che cambia la vita

Un libro che cambia la vita

Dopo Together with you (He ni zai yi qi, Chen Kaige, 2002), la Cina torna ad interrogarsi sui mali congeniti della sua società con Balzac e la piccola sarta cinese di Dai Sijie, presentato nella selezione Un Certain Regard di Cannes 2002. Forti le assonanze tra i due film. Le crisi adolescenziali acuite dalla mancanza di stimoli culturali. La grande arretratezza economica delle province rurali. Il significato simbolico di un violino che in musica interpreta gli aneliti alla libertà. Ma, in primis, l’implicita condanna della cosiddetta Rivoluzione Culturale, osannata in Occidente nei cortei della sinistra estrema, ma che in Cina diede luogo solo ad una sorta di colossale e maniacale caccia alle streghe a scapito dei presunti “controrivoluzionari”, colpevoli, secondo il regime, di detenere e propagandare il contenuto di volumi pericolosissimi, firmati dai noti nemici della rivoluzione Dumas, Hugo o Balzac! Difatti, anche se a noi può apparire grottesco, negli anni 70, periodo in cui è ambientato il film di Dai Sijie, in Cina qualsiasi borghese che possedesse dei testi di narrativa europea veniva condannato a scontare la propria pena nei famigerati campi di rieducazione. Sino alla riabilitazione. Che poi altro non era che il risultato di un indottrinamento coatto e asfissiante sui “doveri del buon rivoluzionario”, come recitava il libretto rosso di Mao. Un minuscolo libricino che per gli studenti europei o dei campus americani rappresentava un milionesimo, a dir poco, dei volumi da poter leggere in assoluta libertà, ma che per il popolo cinese diventò, spesso, l’unico testo da cui attingere un minimo di cultura spicciola senza vincoli di censura.

Una condizione frustrante che nel film di Dai Sijie viene rimarcata a più livelli. Dapprima, facendo ricorso all’esperienza autobiografica dello stesso regista, che sfocia nelle vicende dei giovani Luo e Ma, due rieducandi, che nel campo di rieducazione debbono scontrarsi con un ignoranza abissale che guarda con sospetto persino il possesso di un violino da parte dei due ragazzi. Poi, disegnando i tratti psicologici della piccola sarta cinese, rimasta analfabeta, a cui Luo e Ma, entrambi invaghiti di lei, leggono clandestinamente le pagine di Balzac e altri autori favorendo nella ragazza una lenta ma inesorabile presa di coscienza. Il tutto sui ritmi di una narrazione che spesso scandisce i fatti come fossero tratti da un diario, con la scarna e non enfatizzata galleria degli squallori del campo di rieducazione che ben si contrappongono alle immagini dell’iniziazione all’amore della piccola sarta cinese. A parte qualche eccessiva lentezza, il film dipana la sua storia con un flusso abbastanza continuo. Spezzato solo dall’ultima parte che ravviva il precedente sviluppo monotematico con l’innesto di Luo e Ma che ritrovandosi in Francia a distanza di anni, ormai maturi ed economicamente tranquilli, rivivono gli accadimenti del passato con languide nostalgie rivolte all’amore reciproco, ma perduto, per la piccola sarta cinese che con l’ascolto delle pagine di Balzac maturò il suo allontanamento dal villaggio di origine senza alcun ripensamento. La morale del contenuto di un libro che può cambiare la vita alle persone, chiude il film con una riflessione assolutamente da condividere sia nelle sue implicazioni soggettive che universali.

Curiosità: Il film è tratto dall’omonimo romanzo Balzac e la piccola sarta cinese di Dai Sijie, edito in Italia da Adelphi e in Francia da Gallimard dove è stato best-seller in quanto ha venduto venduto 250 000 copie.

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