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Quei piccoli drammi quotidiani

Quei piccoli drammi quotidiani

Livia Giampalmo, autrice teatrale, sceneggiatrice e doppiatrice (sue le voci prestate, con grande efficacia, a Diane Keaton, Jane Fonda e Goldie Hawn), dopo Evelina e i suoi figli (1990), con Stefania Sandrelli, e il film tv Il padre di mia figlia (1995), con Sabrina Ferilli, ancora una volta con Stai con me affronta il tema dei conflitti affettivi che albergano in modo latente, sino ad esplodere con inaudita drammaticità, all’interno di un qualsiasi nucleo famigliare. E anche stavolta il ruolo della protagonista femminile è affidato ad un’attrice assai duttile, Giovanna Mezzogiorno (Chiara), la quale sembra fatta apposta per tradurre il microcosmo muliebre, sia espressivo che gestuale, legato alle consuetudini quotidiane così care alla regista. Il co-protagonista maschile del film, Adriano Giannini (Nanni), è però altrettanto sensibile nel districarsi all’interno del parziale equivoco che lo vede fedifrago nei confronti della moglie Chiara. Soprattutto perché il “tradimento” non si esprime a livello sentimentale o sessuale, ma si permea di aspirazioni negate, ovvero delle velleità d’attore di Nanni, che l’egoismo di Chiara non riesce a concepire ed accettare in nome di una presunta instabilità economica e di un deterioramento del rapporto tra coniugi che ne deriverebbe. Tutto ciò all’interno di una coppia tutt’altro che in crisi, in cui, invece, prima del crack, Chiara e Nanni si amano davvero. Da ciò il tema cardine proposto nel plot dalla Giampalmo: la difficoltà non già di innamorarsi e desiderarsi, ma di coltivare l’amore a fronte dei piccoli, grandi egoismi che uomini e donne portano inevitabilmente in dote anche nelle storie d’amore più intense.

La regista mira a questa disamina esistenziale facendo ricorso a più generi che si intrecciano tra loro: il realismo della vita quotidiana (notevole quello sottolineato dai due figli gemelli della coppia) legato al genere della commedia minimalista; il lato fantastico e vagamente onirico affidato all’animazione; il metateatro, finzione nella finzione, che coinvolge Nanni nelle sue esperienze d’attore e, infine, i toni da melodramma che caratterizzano i momenti più toccanti del film. Il riuscito melange tra generi così diversi, interrotto solo da qualche sporadica incertezza, è sicuramente il miglior pregio del film, assieme alle ottime prove degli interpreti principali. Merito di una regia in cui si avverte un finissimo background teatrale, dove di solito la sperimentazione del mix di generi è più coraggiosa che in ambito cinematografico, in quanto può permettersi un concorso di attori degni di questo nome che al cinema non capita spesso di vedere.

Curiosità: Nel film, Livia Giampalmo dirige per la prima volta il figlio Adriano Giannini avuto dall’unione con il noto attore Giancarlo Giannini.

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