Out of order
Il film del regista Carl Franklin si presenta ai botteghini con un cast d’eccezione. Un gruppo di attori capeggiato dal due volte premio Oscar Denzel Washington, vera punta di diamante della produzione. Paradossalmente, proprio il punto di forza del film, cioè la bellezza e la bravura degli interpreti, finisce per nuocere al corretto sviluppo della trama. Questo perché arrivati ad un certo punto, l’attenzione dello spettatore viene attratta maggiormente dalla bellezza esotica dei personaggi interpretati dai divi di Hollywood piuttosto che dall’evolversi della vicenda. Di certo, infarcire la pellicola di belle presenze o ammaliare lo sguardo dei fruitori con la stupefacente estetica dei paesaggi della Florida non comporta automaticamente il fallimento di un film; il problema nasce nel momento in cui la coerenza narrativa si dimostra incapace di reggere il confronto con la valenza visiva delle immagini mostrate.
Il racconto presenta dei momenti interessanti, soprattutto quando riesce ad uscire dal soffocante, afoso e terribilmente lento incipit iniziale, riuscendo a farci affezionare a quella simpatica canaglia del protagonista. Poco dopo, però, la trama inizia a scricchiolare, mostrandosi labile e poco credibile. La situazione del comandante Matt si presenta a dir poco disperata, senza via di fuga: per riuscire a districarsi dalla gabbia che rischia di chiudersi attorno a lui, è costretto a ricorrere a sotterfugi e furbizie di ogni sorta. Purtroppo, gli escamotage ideati nelle varie occasioni, pur mantenendo sempre un minimo di coerenza, finiscono per minare la credibilità delle vicende. L’intento dichiarato del regista era quello di creare un’atmosfera carica di suspense ed apprensione, ma il risultato finale è del tutto differente: invece che preoccupazione ed ansia per la sorte del protagonista, emergono la comicità e l’ironia delle situazioni e la platea si ritrova a sorridere dinanzi ai trucchi di prestigio operati dal “mago” Denzel per salvarsi la pellaccia.
Un film godibile, ben recitato, capace di donare ottimi scorci visivi e che, nel complesso, riesce a risultare divertente. Peccato che per un thriller questo non sia proprio un complimento.
A cura di Simone Penati
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