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No Future

No Future

Con il suo nuovo libro Il paese delle meraviglie, Culicchia descrive uno dei periodi più neri della recente storia italiana, il 1977, visto dai margini, con gli occhi di un ragazzino. La storia , infatti non è ambientata in una delle grandi città come Milano, Roma o Bologna, che hanno vissuto dolorosamente le tragedie di quell’ epoca; ma in un paesino della pianura piemontese dove il peso delle stragi è avvertito soltanto attraverso le notizie dei telegiornali.

Attilio ha 14 anni ed è già nostalgico: gli manca la sorella Alice, trasferitasi a Milano all’ università, gli mancano le passeggiate mattutine per addestrare alla caccia il cane di papà e gli manca l’ odore del mar Ligure in cui si immergeva durante le vacanze estive. Trascorre le giornate in camera, ascoltando gli Abba e imitando, con un fustino di Dash e due matite, il suo batterista preferito, Carl Palmer. La prima dell’ istituto tecnico per ragionieri che frequenta, obbligato dai genitori, pullula di ragazze orribili, ed è inevitabile l’ instaurazione di un legame fortissimo con il compagno di banco Zazzi , unico maschio della classe oltre a Mollo, un ragazzino obeso con l’ hobby di stendere formazioni improbabili della miglior Juventus di tutti i tempi ( indimenticabile quella dei «migliori arbitri della Juventus di tutti i tempi»). Franz Zazzi è l’ esatto contrario di Attilio: adora e rimpiange il fascismo, è violentissimo e irriverente, in particolare nei confronti della professoressa Cavalla, e soprattutto è volgarissimo (vedi capitolo sul tema sul volgare). Tutte le sue affermazioni sono condite dal caratteristico «diokèn», sintesi della sua visione del mondo. Attratto dal nichilismo di Nietzsche, viene travolto dall’ ondata punk dei Sex Pistols e dei Ramones e finsce per travolgere anche il nuovo amico che ribattezza Attila, più aggressivo. L’amicizia che unisce i due è tanto forte quanto improbabile e li estranea completamente dal mondo di stragi e terrore che li circonda. Il loro unico problema, anche se affrontato con modalità differenti è l’ amore: per Attila è «una cosa per cui alla fine uno deve essere disposto a morire per la persona amata» ; per Zazzi è un’ insieme di «possibilità trombatorie». Zazzi si esprime in questo modo, in maiuscolo, trasportato dall’enfasi dei suoi pensieri ; Attila invece sogna, la realtà per lui è una favola come l’Iliade e l’ amico incarna perfettamente le caratteristiche del fiero Ettore, il suo eroe.

Il racconto di Culicchia riesce a rendere entusiasmante una banale amicizia nata tra i banchi di scuola, grazie all’uso di un linguaggio studiato, che riproduce perfettamente il lessico tipico di due adolescenti degli anni ’70. Le espressioni gergali, le esclamazioni, le imprecazioni, i termini con cui è affrontato l’ argomento “sesso”; alla lettura del pubblico moderno possono inizialmente sembrare antiquati e far sorridere, ma allo stesso tempo consentono una forte immedesimazione nelle vite dei protagonisti. Il tono del racconto però non mantiene sempre l’ allegria tipica delle opere di Culicchia, le stragi che dilaniano l’ Italia di quel periodo fanno da sottofondo ai problemi che turbano l’ adolescenza di Attila. La crisi del matrimonio tra i genitori, la lontananza della sorella, sua unica confidente oltre al nonno anarchico, il rifiuto della religione e le prime esperienze con la droga, sono temi che spingono a una riflessione perchè ancora attuali, a distanza di circa trent’anni.

Dopo dieci anni dalla pubblicazione di Tutti giù per terra, l’autore torinese è sicuramente maturato e riesce a descrivere realtà più difficili, rispetto a quella degli anni ’90 del primo libro, con il suo caratteristico stile politicamente scorretto. Nel libro compaiono molte citazioni di discorsi politici, spettacoli televisivi e articoli di giornale che testimoniano l’ attento lavoro di documentazione svolto dallo scrittore, finalizzato a rendere la vicenda il più reale possibile.

Giuseppe Culicchia, Torino 1965. I primi racconti sono pubblicati nell’ antologia Papergang Under 25 III. Oltre a Tutti giù per terra, con cui ha vinto nel 1994 il Premio Montblanc e Grinzane Cavour per l’ autore esordiente, ha pubblicato Paso Doble (1995), Bla bla bla (1997), Ambarabà (2000), A spasso con Anselm (2001) e Liberi tutti, quasi (2002). Disegna la striscia Il mondo di Pupilla su TTL- Tuttolibri Tempo Libero e Linus.

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