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Vera sportività sul quadrato di Paolo Martini

Paolo Martini è stato l’ “arbitro” degli incontri-scontri verbali che si sono svolti sul ring di 12° round ogni lunedì alle 00.45 su Rai Due.
La poltrona sul quadrato da boxe posto al centro dello studio è stata occupata, di volta in volta, da scrittori, giornalisti, conduttori televisivi, vignettisti, PR, vip di ogni genere insomma, che si sono sottoposti all’interrogatorio a ritmo serrato di quattro giornalisti schierati ai piedi del ring.
L’impostazione di base che ha caratterizzato la trasmissione è semplice, ma proprio per la pulizia formale e il ritmo che l’ hanno contraddistinta si è rivelata di grande presa sul pubblico.
Fausto Carioti, Walter Mariotti, Vittorio Zincone e Stefano Zurlo (che scrivono rispettivamente per “Libero”, “Class”, “Sette” e “ Il Giornale”), come veri pugili, studiano l’avversario, cominciano a stuzzicarlo, cercano di stancarlo e, infine, di farlo crollare con colpi ben assestati, ma sempre leali, da veri sportivi. Domande, commenti e insinuazioni sono ben calibrati, in modo da creare un coinvolgente climax ascendente, intervallato solo in alcuni brevi momenti da interventi più soft, che concedono un attimo di respiro al malcapitato invitato.
Quando la lotta si fa troppo accanita, Martini, interviene, a mediare tra le parti, tenendo fede al suo ruolo di arbitro imparziale.
Gli “inquisiti”, l’Alda D’Eusanio o il Vauro di turno, attaccati da ogni lato, sul versante professionale, privato o politico, si difendono a volte con inaspettata destrezza, a volte incassano semplicemente il colpo, oppure si infiammano e cominciano a sferrare a loro volta attacchi all’impazzata, tacciando gli assalitori di scarsa professionalità. Ingiustamente, direi, dal momento che i quattro giornalisti dimostrano sempre di essersi documentati attentamente sui trascorsi degli ospiti.
Nell’arco di una puntata si succedono due incontri di circa 15 minuti ciascuno.
Il programma fa del tempo un elemento essenziale, proprio come avviene nelle gare sportive: un timer a cifre rosse segnala i minuti trascorsi dall’inizio dello scontro, occupando sempre più il centro della scena, man mano che ci si avvicina alla fine. La schermata si suddivide in riquadri, solitamente strutturati in questo modo: in alto a sinistra il primo piano del vip, in basso un quadro d’insieme, a destra il piano americano dell’ “inquisitore” e, in mezzo, il timer che scandisce inesorabilmente il tempo dell’incontro.
La tensione termina all’improvviso, mentre si è ancora in piena discussione. E¢giunto il delicato momento in cui viene decretato il vincitore dell’incontro. Il compito è affidato sempre ad un giudice femminile, una giornalista o una scrittrice, solitamente piuttosto indulgente con il vip torchiato.
Giunti alla dodicesima e ultima puntata (il 24 maggio) si può affermare che questa formula ha funzionato bene, regalando agli spettatori momenti di giornalismo finalmente caustico, irriverente e divertente e riuscendo ad utilizzare la metafora dell’evento sportivo sia nella struttura e nel linguaggio del programma, sia nelle modalità di ripresa. Sicuramente i pochi che a quell’ora erano ancora svegli per godersi lo spettacolo lo rimpiangeranno.

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