Superepopea troglodita
«La scintilla iniziale di questo romanzo si è accesa una sera di ottobre, alla festa dell’Unità […] scartabello volumi nella sezione usato della libreria, finché non mi capita in mano: Dalla Casa, G., Guida alla sopravvivenza. Imparare a essere autosufficienti alle soglie del crollo della civiltà tecnologica, Meb 1983.»
Queste sono le parole con cui Wu Ming 2, appartenente a quel collettivo che ha dato vita a grandi romanzi come Q (Luther Blissett, Einaudi, 2000) e 54 (Wu Ming, Einaudi, 2002) ci narra la genesi del suo libro. Il primo romanzo solista di una delle voci corali del miglior collettivo di scrittori del nostro paese.
Così nasce l’epopea di Marco Walden, giovane intellettuale, imprigionato dal lavoro precario, nonché da precari rapporti sociali, che decide di fuggire dalla società dei “necessori” e andare in mezzo ai boschi degli Appennini per fondare la nuova società troglodita. Walden però non è un trentenne in fuga, personaggio ormai completamente integrato nella nostra società dalla cultura dei Last Minute Tours e idealizzato dai vari Muccino e Ponti. Lui è, come ama autodefinirsi, un “supereroe troglodita”. Un non-eroe postmoderno che balza dall’innovazione alla tradizione, che decide di nutrirsi solo di bacche e funghi ma non rinuncia al furto di un barattolo di Nutella. Un non-eroe che cerca di disintossicarsi da quei rapporti umani che scoprirà così necessari una volta solo.
Ma la sua missione non è così semplice, perché nella società dell’informazione e del controllo non ci sono più angoli sperduti di mondo. Così nelle caverne del monte Budadda la sua nuova civiltà è a rischio. Anche Marco, come i supereroi dei fumetti, ha i suoi grandi nemici (malavitosi cocainomani, cacciatori meticolosi e ecoterroristi confusi), ha i suoi aiutanti (una barista rabdomante e un gladiatore clandestino) e un poliziotto con cui cominciare un rapporto di collaborazione-disturbo (un carabiniere survaivalista). Marco però, come tutti i non-eroi, decide di non impegnarsi direttamente nelle battaglie in cui dovrebbe essere coinvolto. Viene trascinato, suo malgrado, dal destino nel carosello di vicende surreali che sconvolgono la tranquilla vita di provincia di Castel Madero. Vi è anzi da dire che l’unica azione “eroica” di Walden si trasformarà in tragedia.
La figura del supereroe viene quindi stravolta è svuotata, nella metafora ecologico-politica propostaci da Wu Ming 2. Il supereroe, nel postmoderno, è colui che riesce ad uscire dalla logica del supermercato e dalla civiltà dei consumi.
In quest’opera sono gli esclusi, i dis-integrati, che muovono le fila del gioco, come già accadeva in 54. Del precedente romanzo troviamo molto in questo lavoro, sia a livello stilistico (frasi brevi, pensieri diretti e coincisi) che strutturale (“montaggio cinematografico”, titoli di testa e di coda), nonché a livello di contenuti (epopea dei dis-integrati, appunto, e casualità dei gesti). Molto forte, anche in questo libro, è la presenza delle citazioni: Walden, per esempio, è il buon selvaggio di Thoreau, e Marco Walden suona come Marcovaldo di Calvino, opera alla quale questo libro deve molto. Ma non solo: nel capitolo TeleVisioni, dichiarato omaggio a Camilleri, ricompare il McGuffin Electric di 54.
Parlando ancora di forma è interessante notare che, come già sottolineato prima, lo stile “à la Wu Ming” è rispettato fino in fondo: frasi brevi e coincise, linguaggio diretto e passaggio dalla prima persona alla terza. V’è da notare l’innovazione di Guerra agli umani che ci propone anche un metaromanzo. Infatti i capitoli sono intercalati dalle pagine di un’ altro romanzo, Guerra agli umani di Emerson Krott (titolo e autore inventati da Wu Ming 2). Un interessante commistione tra realismo e fantascienza.
Il libro forse risulta un po’ troppo sfilacciato nel finale, dove comunque il supereroe, in maniera pirotecnica, riesce a sconfiggere i suoi nemici e ad eclissarsi prima dell’arrivo della polizia. Così il supereroe può guardare da solo il tramonto, che si staglia sui tetti della sua civiltà, un po’ come Batman a Gotham City o Superman a Metropolis. Al contrario loro, però, il troglodita piange.
Wu Ming 2: Al secolo Giovanni Cattabriga, fondatore del collettivo di scrittori che nel 2000 pubblica l’acclamatissimo Q con lo pseudonimo Luther Blisset, e mette a segno la serie di beffe mediatiche raccontate in Totò, Peppino e la guerra psichica 2.0. Con la seguente firma Wu Ming pubblicherà oltre a 54 e Asce di guerra, romanzo a più voci in collaborazione con Vitaliano Ravagli, anche diversi articoli, raccolti poi in Giap!, a cura di Tommaso De Lorenzis. Oltre a ciò il collettivo gestisce un ottimo sito, nel quale si promuove il contatto diretto con i lettori.
• Vai all’intervista a Wu Ming 2
• Vai all’approfondimento su Q (Luther BLisset) e 54 (Wu Ming)
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