Geometrie sovrapposte
La metafora principale che percorre il film è antica, facilmente riconoscibile: il viaggio in metropolitana di Rosario racconta un percorso, il rito di iniziazione di un bambino nella malavita. Il tunnel sotterraneo aggiunge altri dettagli: è un viaggio di cui quasi tutti sono all’oscuro e di cui non se ne vede l’uscita.
La linea tracciata dal treno in corsa è retta, dritta, continua; segna una caduta libera, uno sprofondamento senza ritorno. Il destino di Rosario non si vede, ma già sembra compiuto, deducibile in maniera deterministica: una volta compiuto il passo finale, il primo omicidio, non è difficile pensarla come quel poliziotto che preannuncia al ragazzo un futuro dietro le sbarre.
Il viaggio di Rosario costruisce in apparenza un sillogismo chiaro nelle premesse e nelle conclusioni. In realtà la geometria del film non è né unitaria né lineare, ma si spezza, si piega anche su se stessa.
La prima rottura all’unitarietà del film è tematica, più che narrativa, e sta nella duplicità di Rosario. Certi bambini non si disperde in dietrologie sociologiche sul problema della criminalità infantile; ci racconta però di un bambino ambiguo, che accudisce con amore la nonna per poi tradire gli amici, doppiogiochista senza scrupoli.
La retta della narrazione è invece segmentata in continui flashback, introdotti con accuratezza e originalità da dettagli o da situazioni presenti sulla metropolitana. Ma anche qui la successione dei ricordi non è perfettamente lineare, sta allo spettatore raccogliere tutti gli indizi per completare la storia. Le continue pieghe narrative compongono per un momento un cerchio: Rosario ricorda due volte la stessa conversazione con Caterina, ma alcuni dettagli non corrispondono: l’atteggiamento della ragazza è diverso, la nonna fa capolino in fondo alla stanza. La scomposizione della narrazione apre una falla nel sillogismo costruito in superficie e scopre una realtà che non è perfettamente dominabile, che non si spiega fino in fondo (difatti non si danno perché sulla strada presa da Rosario, se ne racconta semmai il come). La storia di Certi bambini è quella di una realtà non controllabile, di una situazione che prende il sopravvento e che perpetua una legge mortifera.
Vai all’articolo che confronta Certi bambini con il romanzo di De Silva da cui è stato tratto il film.
A cura di Fabia Abati
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