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The Passion: intervista a Yasha Reibman


Affrontiamo l’argomento da lontano, partendo proprio dall’aspetto cinematografico: noi di Hideout abbiamo visto il film e abbiamo notato come, malgrado il “fattore Gesù”, esso non faceva che riproporre elementi tipici di film di genere, dallo slash movie al film horror, per passare perfino dal film di guerra. Vedi, in questo senso, delle connessioni col messaggio che Gibson voleva lanciare?

Dal momento che io di mestiere faccio lo psichiatra e non il critico cinematografico, non penso di essere la persona più titolata per dare un giudizio estetico sul film. Oltretutto, quando ho visto la pellicola ero molto teso a capire cosa stava succedendo, ero preoccupato per le polemiche scatenate, ero là per capire se c’era un problema oppure no. Per questo non mi sono goduto molto il film. La mia lettura cinematografica è tecnicamente da spettatore ingenuo: sicuramente il film non lascia indifferenti, non so dirti però se mi è piaciuto oppure no, una cosa che posso dire con certezza è che ho trovato strepitosa la recitazione della Celentano, il suo sguardo davvero magnetico.

In quanto rappresentante della comunità ebraica di Milano, quali sono state le tue impressioni sulla pellicola e i problemi che solleva?

È un film che mi ha spaventato molto, non tanto perché sia un film splatter. Non mi pare che sia un film pulp. È un film violento, questo si. D’altra parte racconta una storia di due mila anni fa, quando i romani praticavano torture terribili. La Passione non è certo stata una passeggiata, ma l’approccio di Gibson mi pare non tenga conto del contesto storico.
Mi ha spaventato molto perché trasmette un messaggio violento. Il problema riguarda innanzitutto il mondo cattolico, per il modo in cui la Passione di Gesù verrà capita e sentita dalle perone che usciranno dai cinema. Anche perché in Italia, ma non solo, la Passione di Gibson sarà forse l’unico approccio che i più giovani avranno ai Vangeli. Sono oramai libri, purtroppo, non più letti.

Vuoi dire che la potenza del mezzo cinematografico può scavalcare il processo più elaborato e profondo di un’interpretazione o una lettura mediata del Vangelo?

Siamo in un’epoca in cui la guerra in Vietnam è conosciuta grazie ad Apocalipse now e la seconda guerra mondiale tramite Salvate il soldato Ryan o, peggio ancora, per Benigni. Allo stesso modo, per i ragazzi la Passione e la vita di Gesù saranno questo film, non il racconto fatto dagli evangelisti.

Quindi il problema non ti riguarda ma allo stesso tempo ti preoccupa.

Non mi riguarda tanto dal punto di vista religioso. Il problema cade soprattutto sulla Chiesa, ma in realtà mi riguarda indirettamente perché per molti, l’unico contatto con la storia Gesù (fondamentale per il messaggio educativo presente nel Vangelo), sarà il film di Mel Gibson. Un film a rischio.

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