hideout

cultura dell'immagine e della parola

Uomo in mezzo alle tentazioni

Uomo in mezzo alle tentazioni

Basato sul romanzo L’ultima Tentazione (The last temptation) di Nikos Kazantzakis ma non sui quattro vangeli, il film di Scorsese viene presentato dallo stesso regista come una “ricerca fantastica fra gli eterni conflitti dello spirito” e la vita di Cristo è ovviamente al centro di queste tensioni: una vita combattuta, difficile, tesa fra la sofferente condizione di essere umano e l’insistente richiamo a un dovere divino che non può essere ignorato.
Nel film di Scorsese, Cristo, rappresentato dal volto ambiguo e inquietante di Willem Defoe, è innanzitutto un uomo: un uomo pieno di dubbi, pieno di paure, disorientato da voci e apparizioni, segnali di un soprannaturale indefinibile che gli indica la strada, sì, ma solo un poco alla volta, senza rivelargli mai la verità e il proprio destino fino in fondo.
«Vuoi sapere chi è il mio dio? È la paura» afferma Cristo. Paura di essere davvero il Messia e non sapere che cosa fare, paura di dover parlare agli uomini e di rispondere alle loro domande con le parole di Dio, paura di dire le cose sbagliate o, peggio, di dire le cose giuste, e, in ultimo, paura di dover soffrire per tutto questo. Questo Gesù quindi chiede aiuto a chiunque per ricevere sostegno nel compiere il proprio destino: chiede perdono e conforto alla Maddalena, consigli a Giovanni Battista e agli uomini del deserto, protezione a Giuda e forza a Dio: infatti essere il Figlio di Dio significa non essere risparmiato né dalla sofferenza più atroce, la crocefissione, né dalla morte. Dovere essere il Messia, portare la speranza fra gli uomini, è un compito gravoso, terribile, sovrumano.
L’ultima tentazione di Cristo, e forse l’unica vera tentazione di Cristo, si consuma proprio sulla croce ed è il sogno di una vita da uomo, lontano dalla sofferenza, dalle paure, dall’attenzione della gente; una vita semplice, fatta di amore, famiglia, figli e finalmente libera da quel pesante giogo che lo ha accompagnato per tutta la vita: «Non sei il Messia» gli sussurra l’angelo custode che lo accompagna lontano dalla croce verso la sua nuova vita. Questo vuole il Cristo di Scorsese: essere liberato da questo peso e non avere più un dovere divino da compiere.

Non sei il Messia…
Pace e redenzione finalmente.

Ma il mondo ha un immenso bisogno di Dio, ci dice Scorsese attraverso le parole di San Paolo, e neanche il nuovo Gesù, l’uomo che non è il Messia, che non è morto sulla croce, ma che ha scelto una vita lontana da tutto ciò, neanche egli può opporsi a questo: la gente crederà comunque a Gesù, Figlio di Dio, morto crocefisso e risorto dopo tre giorni.
Il male è cedere alla tentazione di liberarsi da quel peso e tradire la speranza di tutti gli uomini. Il bene è seguire con coraggio il proprio destino fino alla fine: volere essere il Messia e voler morire sulla croce.

• Vai all’intervista a Yasha Reibman, portavoce della comunità ebraica di Milano.

• Vai alla recensione di Il vangelo secondo Matteo.

• Vai alla recensione di The passion.

• Vai allo speciale confronto fra Pasolini e Gibson

• Vai allo speciale su Gesù nella storia del cinema.

• Vai allo speciale su Pasolini e il Vangelo di Matteo.

• Vai all’ intervista a Don Aleardo .

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»