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Halle Berry, anima sola

Halle Berry, anima sola


Un thriller sovrannaturale che appare già dalle prime immagini un puzzle di film già visti e romanzi già letti che ha per protagonista l’affascinante psichiatra Miranda Grey (Halle Berry). Miranda passerà repentinamente dallo status di medico a quello di paziente entrando in un incubo che le insegnerà a vivere oltre la razionalità; «il cervello è il tuo problema» le aveva gridato Chloe, una paziente posseduta dal diavolo interpretata da un’inedita Penelope Cruz. Ed è solo grazie alla prova della Berry che frasi come «Non sono fissata, sono posseduta!» o «Io non credo nei fantasmi sono loro che credono in me!» fanno solo sorridere e non ridere. La sua fisicità e il suo fascino conferiscono, nonostante la sceneggiatura, credibilità ed interesse al personaggio. Sembra che l’attrice, non solo Miranda, sia “un’anima sola” circondata da un cast incolore tra cui uno spento Robert Downey jr e Charles S. Dutton nei panni di uno psichiatra molto in carne che si crede un Dio forse perché, nonostante l’aspetto non avvenente, ha comunque sposato Halle Berry!

Storia e immagini prive di originalità

Il film è un susseguirsi di meccanismi narrativi non originali. Ogni immagine ne richiama una già presente nella memoria cinematografica; sarebbe lungo citare tutti gli horror o i thriller, dal lontano Un bacio e una pistola del 55’ (Kiss me deadly, Robert Aldrich, Usa); in cui appare improvvisamente una ragazza nel mezzo di una strada o in cui persone morte chiedono aiuto e vendetta, basti citare Le verità nascoste (What lies beneat, Usa, 2000) di Robert Zemeckis, anche produttore di Gothika! Persino il diavolo evocato in veste umana rimanda immediatamente a Fuoco cammina con me (Twin Peaks: fire walk with me, David Lynch, Usa 1992).

La messa in scena non basta

Kassovitz ci tiene comunque mostrare la presenza di una regia abile (primissimi piani, riprese dall’alto, una raffinata fotografia dai riflessi blue) e consapevole del cinema di genere che la ha preceduta (montaggio serrato, specchi, deformazioni). A eccezione, però, di alcune scene affascinanti dal punto di vista visivo come quella delle pazienti sotto la doccia comune e della cupa e asettica ambientazione nel carcere psichiatrico, il film non coinvolge, la suspense e il ritmo si dissolvono e lo spettatore rimane in balia di una facile strategia dello spavento improvviso. Il rigore e l’ispirazione di L’odio (La haine dello stesso regista, 1995) sono sempre più lontani.

Curiosità

Gothika è primo film americano del “ragazzo d’oro” del cinema francese Mathieu Kassovitz, palma d’oro per la miglior regia al Festival di Cannes 1995 per L’odio.

Le scene nell’Istituto psichiatrico dovevano essere girate in studio ma Kassovitz, affascinato dall’edificio dell’ex carcere di massima sicurezza di St. Vincent-de-Paul costruito all’inizio del Novecento nei pressi di Montreal, ha voluto che le riprese fossero effettuate al suo interno.

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