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Aprire gli occhi prima di morire

Aprire gli occhi prima di morire

La vita per Ann non è certo semplice, ha conosciuto il suo unico ragazzo al concerto dei Nirvana e con lui vive in una roulotte assieme alle sue due bellissime figlie, lavora per una impresa di pulizie, dove una collega la ossessiona con la sua manie delle diete, deve anche badare ad una madre che si lamenta in continuazione di tutto, ad un marito che ha difficoltà a trovare lavoro, non vede suo padre da più di dieci anni, da quando è entrato in carcere. Nonostante tutto ciò, la vita non pare pesare ad Ann. Quando scopre di avere un cancro e solamente pochi mesi di vita cominciare a posare un nuovo sguardo sul mondo. Si siede tranquilla in un caffè e compila una lunga lista di cose da fare prima di morire. Ann è circondata da persone con esigenze che le sembrano talmente lontane e superficiali da farla ridere, solo adesso se ne rende conto. La cameriera del caffè vuole avere la faccia di Cher e lei, che si è appena ripromessa di dire esattamente tutto quello che pensa le dice che è un’idea stupida, ma poi si scusa immediatamente: non ha il coraggio di andare fino in fondo in tutti i suoi propositi. La sua storia viene così raccontata per contrasti, contrasti con le futili discussioni della sua collega, della parrucchiera con le treccine, contrasti con il mondo dei supermercati, un concentrato di futilità. Poche sono le “anime gemelle”, persone che sono in sintonia con il suo stato d’animo, che Ann incontra nel suo cammino verso la morte: il ragazzo che si innamora di lei, suo padre in carcere e la vicina di casa, da lei scelta proprio come “alter-ego”, come futura madre delle sue figlie e come moglie di suo marito. Poi c’è chi, come il medico che le diagnostica la malattia, imparerà a crescere con lei e grazie a lei.
Camera a mano quasi durante l’intero film, vicina, vicinissima ai personaggi, alle loro facce attonite o sorridenti, disperate o ingenue, che vengono sempre percepite come in sintonia o in discordanza con lo stato d’animo della protagonista. Ann a poco a poco si libera dello spazio angusto della sua roulotte, della sua macchina, dei corridoi stretti dell’università che pulisce di notte, ma ogni tanto deve tornare in spazi piccoli ed intimi. Inizialmente la casa vuota di Lee le mette angoscia, ma poi impara a conviverci, e balla con lui su un prato.
Film, che senza alcuna presunzione, riesce perfettamente nel suo intento: far commuovere senza mai scadere nel patetismo. Riflessione pacata sulle energie che si sprecano ogni giorno per cose a dir poco futili. Molto convincente.

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