Parlando di Striscia
Dopo alcune settimane di polemiche, attacchi e scontri sul filo dello share, il duello tra Antonio Ricci e Paolo Bonolis sembrerebbe, almeno per il momento, terminato.
Sul campo sono rimasti meno caduti del previsto, eppure il “mese di fuoco” della televisione italiana ha aperto uno squarcio sui meccanismi di informazione e controinformazione messi in opera dai programmi attualmente in onda, Striscia la notizia su tutti. L’argomento meritava di essere approfondito: sono andato a parlarne con il più giovane degli autori alle dipendenze di Ricci.
Francesco Mazza, ventuno anni, milanese, è alla sua prima stagione a Striscia, e ha accettato di buon grado di rispondere alle domande che gli ho posto, segnalando però che l’unica persona abilitata a parlare di Striscia la notizia a livello ufficiale è Antonio Ricci. E’ quindi importante premettere che tutto quello che Francesco Mazza ha dichiarato durante l’intervista è ascrivibile esclusivamente alle sue opinioni personali e non alla linea editoriale del programma.
Per cominciare: qual è; il tuo ruolo all’interno della redazione?
Faccio quello che gli “autori grandi” non fanno più: guardare le cassette, scrivere i finali, fare interviste, tenere i rapporti con gli inviati e cose di questo tipo. E soprattutto imparo molto: la redazione di Striscia vanta certamente il miglior gruppo di autori televisivi esistente in Italia.
Il vostro lavoro redazionale può essere assimilato a quello di un TG?
No, perché Striscia la notizia è molto più vero di qualunque telegiornale. Siamo una nave corsara nella TV italiana: infatti siamo stati denunciati sia da destra che da sinistra. L’unico gioco che fa Striscia la notizia è il gioco di Striscia la notizia. Tutto questo nonostante il proverbiale “effetto Serra”, che è quello per cui Michele Serra deve parlare male ciclicamente di tutte quelle cose con cui non ha mai avuto a che fare…
Serra si i è limitato a dire che è fastidioso venire sistematicamente giudicati da voi per ogni cosa si dica o si faccia in TV. E in effetti sembra che Striscia sia sempre meno legata alla controinformazione e sempre di più a una funzione di sanzione sociale.
Il programma si è modificato nel tempo: all’inizio gli autori lavoravano con l’Ansa per riportare le notizie in chiave satirica. Poi la televisione è cambiata; checché se ne dica lo spazio per la controinformazione è aumentato, sono nati programmi come le Iene e Report, e Striscia ha voluto andare oltre. Serviva qualcuno che facesse sanzione sociale e noi l’abbiamo fatto.
Guarda le veline: una volta portavano le notizie ed erano una metafora dell’informazione che viene dall’alto, dal potere. Ora non esiste più una informazione “addomesticata” e per questo anche il ruolo delle veline è cambiato.
L’informazione non è addomesticata? Al TG1 non tutti la pensano come te…
Secondo me c’è da fare un distinguo tra le testate che fanno una comunicazione di massa, come i telegiornali o i quotidiani nazionali e le testate editoriali di nicchia, come Report o Urban Street Tv.
Secondo te la presenza di una controinformazione di nicchia compensa la scarsa libertà d’informazione delle testate nazionali?
No, non voglio dire che sia una situazione felice. Quello che porta alla Carboneria non è un bel cammino. Però prima non c’era neanche questa controinformazione di nicchia.
In questo scenario, come potremmo definire Striscia a livello di genere televisivo?
Striscia la notizia è una summa di tutti i generi televisivi, dal telegiornale, al varietà all’intrattenimento becero con cani e ballerine. Il denominatore comune è la continuità autorale che c’è dietro al programma.
E’ un programma satirico?
Sì, perché riesce a disturbare tutti, a destra e a sinistra. Per questo è vera satira.
Luttazzi però sostiene che un programma come Striscia è più vicino allo sberleffo che alla satira.
Vorrei sapere il parere di Luttazzi sul caso Guzzanti. Secondo me in quel caso non parlerebbe ne’ di satira ne’ di sberleffo. Credo che parlerebbe di cagata…
Luttazzi si è schierato a favore della Guzzanti, ha anche partecipato alla versione teatrale di Raiot.
Sarà andato di malavoglia, non mi risulta abbiano un buon rapporto. Comunque secondo me la distinzione tra satira e sberleffo è retorica e accademica: tu fai satira nel momento in cui sei attaccato sia da destra che da sinistra. Che poi è quello che fanno Grillo o Corrado Guzzanti.
Il fatto che Striscia abbia guadagnato negli anni molta credibilità non rischia di spostare il programma da un piano metatelevisivo a uno televisivo, portandolo ad alimentare i meccanismi che prima cercava di disvelare?
Siamo ancora metatelevisivi nel momento in cui mostriamo un tarocco palese della Rai trovando un concorrente che ammette che un gioco è pilotato per poi cambiare misteriosamente versione il giorno dopo.
Un momento significativo è stato quello del “chiarimento” di Bonolis su Raiuno, con Striscia che seguiva l’arringa attraverso uno schermo. Collegandosi in diretta è più difficile essere metatelevisivi.
Non bisogna fare l’errore di vedere un fatto e costruirci sopra una teoria. Le televisione non è ne’ un’arte ne’ una tecnica. Molte cose si decidono sul momento, e quello era un momento, come direbbe Luttazzi, di sberleffo. Infatti il televisore era sormontato dalla scritta “la verità”.
E poi bisognava allungare il tempo della trasmissione visto che sapevamo che il concorrente avrebbe sforato.
Questo è un motivo molto televisivo.
Sì, ma potevamo allungare la trasmissione anche con un altro servizio, invece abbiamo scelto quel collegamento perché era più significativo.
Quella sera Bonolis vi ha attaccato usando quella che è sempre stata la vostra arma, lo svelamento dei meccanismi televisivi. Io ho apprezzato molto il momento in cui ha mostrato la costruzione del collage di interviste a suo favore. Tu cosa ne pensi?
Paolo ha lavorato a Striscia e ha dimostrato di avere anche imparato qualcosa. Comunque usando il nostro linguaggio ci ha implicitamente dato ragione.
Mi è sembrato che volesse fare l’opposto.
E’ un discorso da bambini. Ora può anche dire che l’ ha fatto per mostrare che noi manipoliamo i servizi, comunque l’ ha fatto. Poi ha anche fatto domande diverse da quelle che avevamo fatto noi nel nostro servizio al mercato. Noi alla gente chiedevamo: “ Ha visto Striscia o Affari tuoi? Cosa ne pensa?”, lui invece chiedeva: “Cosa ne pensa di Bonolis?”. Sono sfumature che influenzano molto la risposta dell’intervistato. E poi le nostre interviste erano solo un tassello all’interno di una accusa gravissima.
In effetti avete alzato molto i toni su questa vicenda. Considerando che Affari tuoi vi batte sistematicamente sugli ascolti, non avete rischiato di fare di Bonolis un martire?
“Paolina” è già un martire. Ma il nostro fine ultimo non erano gli ascolti, noi abbiamo come obbiettivo i 7 milioni di spettatori, che superiamo regolarmente. E non abbiamo neanche voluto attaccare personalmente Bonolis, che è un grande professionista: noi abbiamo attaccato il programma. Se ti trovi per le mani la dichiarazione di un partecipante che rivela dei brogli in un gioco che distribuisce soldi in prima serata non puoi non alzare i toni.
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A me però sfugge ancora quale sia il problema dei figuranti: vedo moltissime trasmissioni che mostrano come tutti i personaggi televisivi abbiano fatto milioni di comparsate prima di avere un minimo di fama. Questo non può valere per i concorrenti di un telequiz?
E’ un problema grave nel momento in cui fai credere alla gente di poter partecipare e vincere dei soldi pubblici. E’ grave nel momento in cui tocca la sfera delle illusioni e della sensibilità della gente. Il problema è che da quando la direzione di Raiuno è di centrodestra il tarocco ha invaso la prima serata, basta pensare alla pubblicità occulta delle automobili Mazda che si è vista in Una giornata particolare. E la cosa peggiore è che la Gasparri potrebbe legalizzare questi comportamenti.
La pubblicità nei programmi non mi sembra solo un problema della Rai. Su Italia1 si parla molto spesso del giornale Controcampo.
Quella è una cosa vergognosa.
Striscia ne ha mai parlato?
Da che ci sono io no, magari prima hanno fatto qualcosa.
Concludiamo tornando sul caso Bonolis. Ora interverrà la magistratura: approvi questo intervento oppure avresti preferito che il confronto rimanesse sul piano televisivo?
Striscia è abituata a essere sotto processo. Io non mi stupisco più di niente: è il potere che usa un altro potere per conservare se stesso.
A cura di Marco Valsecchi
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