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I colori del “bianco e nero”

I colori del “bianco e nero”


Non è facile scrivere di questi quattro fumetti. Le cose da dire sono molte, l’argomento trattato è di grande attualità, i termini della discussione vanno ponderati.
E’ bene raccogliere l’insegnamento di semplicità di Marjane: se è riuscita con poco più di quattrocento pagine a fumetti a regalare al pubblico un quadro perfettamente nitido e lucido, seppur non privo di passione e sentimento, della difficile situazione dell’Iran ai tempi della rivoluzione Islamica, della cacciata dello Shah, e della guerra contro l’Iraq, sarà anche possibile spiegare quale sia la grande opportunità che questo racconto ci offre.
Marjane, bambina, che ancora non realizza cosa stia accadendo attorno a lei: l’imposizione del velo per uscire di casa, le scuole separate per maschi e femmine, la prigionia e le torture per gli oppositori al regime religioso, la scomparsa (che in realtà scoprirà essere un modo più delicato con cui i suoi genitori le annunciano la morte) delle persone care, l’esecuzione dell’adorato zio. Questo il primo volume.
L’inizio della guerra contro l’Iraq, la repressione sempre più dura, le carneficine, l’inizio dell’adolescenza di Marj, tutti i dubbi e i turbamenti che con essa arrivano. La decisione, presa dai genitori, di mandarla in Austria a studiare, perché conoscendo la figlia capiscono che solo lontano dall’Iran potrà esprimersi al meglio. La bellissima raccomandazione di due genitori straordinari e forti che preferiscono separarsi dall’unica figlia e saperla potenzialmente felice, ma lontana, piuttosto che infelice e vicina… e non mancano di dirle “Non dimenticare mai chi sei!”. Questo il secondo volume.
Il terzo volume è tutto all’insegna della rottura con il mondo che si lascia alle spalle la nostra protagonista, il senso di colpa per quello che fa e le scelte che compie, il senso di smarrimento che prova così lontano dalla propria famiglia e dal proprio paese. Trapela dalle strisce in bianco e nero che sempre e sola una frase le ronza per la mente: “Non dimenticare mai chi sei!”. Questa unica cosa la fa soffrire da morire: non riuscire a tener fede alla promessa fatta ai genitori. Non tradire mai quello che lei è e che sempre sarà, le sue radici , la sua origine, la sua intelligenza di persona cresciuta autonoma e liberale in una società repressiva e limitante. L’epilogo di questo volume vuole e deve farci riflettere. Marj ha assaporato durante la permanenza in Europa tutte “le libertà” che sognava di avere in patria, ma non è sufficiente: fa i bagagli, si vela il capo e torna a casa propria, in Iran.
Infine il quarto volume: Marjane è ormai una donna, è confusa, di nuovo a casa, ma non serena. Le libertà sociali non sono ancora garantite in Iran, la situazione è forse peggiorata da quando aveva lasciato lo stato. Si sposa più perchè lo fanno tutte che per vero sentimento, i genitori non sono d’accordo ma ancora una volta le regalano una grande lezione nella lezione: le lasciano la libertà di sbagliare, senza intromettersi, sempre pronti a riaccoglierla quando ce n’è bisogno. Un marito che non ama più, una famiglia che adora, un paese che l’ha resa più matura ma nel quale fatica a riconoscersi e ad esprimersi. Da qui la sofferta ma consapevole decisione di ripartire per l’Europa, questa volta con destinazione Parigi. I giorni dei preparativi sembrano scorrere troppo in fretta: giusto il tempo di fissare nella memoria il paesaggio amato della sua Teheran, l’odore della brezza del Mar Caspio, il sorriso della nonna, i volti di mamma e papà.
…………L’ultima immagine del volume: aeroporto, saluti, lacrime e le parole malinconiche e mature di questa ragazza Marjane Satrapi: “Gli addii non furono penosi come dieci anni prima, quando mi avevano mandato in Austria: la guerra era finita, io m’ero fatta grande, la mamma non crollò, e per fortuna c’era anche la nonna… per fortuna, perché da quella sera del 9 settembre 1994, non la vidi che una volta sola, in occasione del capodanno iraniano,nel marzo 1995. Morì il 4 gennaio del 1996… LA LIBERTA’ HA SEMPRE UN PREZZO.”
E’ incredibile la facilità con cui questo fumetto permette allo spettatore di entrare in un mondo, in un periodo della storia così travagliato come è stato quello dell’ Iran di più di vent’anni fa. Strisce a fumetto in bianco e nero, sottili linee di kajal che come delineano con precisione gli sguardi delle donne medio orientali, cosi descrivono i contorni della vita di una bambina, che fa i conti con la mancanza di libertà: libertà di essere sempre se stessi. Non dobbiamo pensare che questa sia una mancanza tipica solo dei paesi medio orientali, o un’esclusiva prerogativa delle democrazie dell’occidente. E’ un sentimento intimo, nascosto nella nostra zona d’ombra, che subisce chiaramente le influenze dell’ambiente in cui viviamo, ma che va coltivato e fatto sbocciare comunque e dovunque. Marjane riesce ad essere se stessa solo dopo essere stata qualcosa di completamente differente da se stessa (l’esperienza in Austria); dopo aver ritrovato e osservato con occhi nuovi la sua gente, le parole della sua famiglia, e dopo avere fatto la conoscenza di persone appartenenti ad esperienze agli antipodi della sua (gli amici europei). Il coraggio di essere sempre se stessi l’ha portata a scrivere questo manifesto contro il pregiudizio, a difesa della libertà mentale e dell’apertura dei confini e degli orizzonti. A spiegare come l’Iran che facevano vedere ai tg europei non aveva nulla a che vedere con l’Iran della sua esistenza di bambina e giovane adolescente. Da qui il desiderio di prestarci il suo sguardo, il suo amore, la sua esperienza, per non accontentarci della superficie delle cose e delle notizie a nostra disposizione.
Provare a capire cosa sia la libertà è come guardare il mondo attraverso un caleidoscopio: colore, leggerezza, imprevedibilità delle combinazioni e delle forme, infinità di sfumature. Abbiamo tutti presente a livello generico cosa sia libertà e cosa non lo sia, ma spesso ci dimentichiamo che ognuno ha il proprio concetto e sentimento di libertà. La libertà è per me, per te, per chiunque a modo suo. Su questo insiste la Satrapi: nel momento in cui vogliamo imporre la nostra idea di libertà agli altri l’abbiamo appena negata anche a noi stessi. Guardiamo alle esperienze con gli occhi pieni di energia e di idealismo della piccola Marjane del primo volume; non scordiamo la confusione che la realtà circostante provoca nella mente dell’adolescente Satrapi; facciamo nostro il coraggio di essere anche quello che non avremmo mai voluto essere, come accade alla nostra eroina durante il soggiorno in Austria; e infine riflettiamo su una lezione importante, essere se stessi è una scelta difficile e costosa, che spaventa, obbliga a tante rinunce, ma è forse l’unica libertà di cui nessuno potrà mai veramente privarci.

Marjane Satrapi nasce nel 1969 a Rasht, Iran, ma cresce a Teheran. Attualmente vive a Parigi, dove le sue illustrazioni appaiono regolarmente su quotidiani e periodici. Oltre a Persepolis, opera che l’ha consacrata tra i giovani talenti di spicco internazionale, ha scritto anche alcuni racconti per bambini, non ancora editi in Italia.

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