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Mutazioni solipsistiche

Mutazioni solipsistiche


Il buon esordio del trentasettenne torinese Giancarlo Pastore ci porta dentro le mura della peggiore delle malattie esistenti, la solitudine. Il protagonista solo ed isolato soffre di piccole fobie e cronache ipocondrie, debole di una vita sentimentale disastrosa, dove il suo eccessivo romanticismo risulta oltremodo fuori luogo. Ma la malattia, somma di tutte le malattie, lo porterà lontano da questa situazione, una terrificante pestilenza escatologica, che però lo condurrà all’unica possibile salvezza, la trasformazione.
Pastore sceglie l’introspettività del flusso di coscienza per permettere al lettore di sprofondare gli abissi della follia del protagonista. Questo viaggio parte dall’esterno del personaggio, dal suo rapporto con il mondo visto con il corpo, dai suoi escrementi (vero fil rouge di tutto il racconto); dalla sua vita di tranquillo e timido impiegato, per penetrare sempre di più nella voragine del suo io, dove la mente stessa produce visioni e mostri via via più inquietanti. Questo è un viaggio dove le tappe vengono sottolineate in maniera quasi maniacale dal protagonista.
Lo stile parte risultando distaccato, quasi cronachistico, per mutare pian piano e trasformarsi lentamente in un flusso di visioni sconnesse sempre più partecipi, un vero viaggio psicologico dentro la malattia mentale. Pastore riesce a portarci realmente dentro la follia del protagonista, ci descrive con perizia i sintomi e le patologie di un probabile maniaco depressivo, facendoci scendere lungo lo scivolo della pazzia che a volte ci colpisce con movimenti bruschi e a volte ci fa dolcemente volteggiare. D’altro canto la sua scheda biografica ci dice che ha lavorato a stretto contatto con persone affette da disturbi psichici, esperienza che riesce a trascrivere tra le righe di questo libro.
Buon romanzo, ben scritto, certamente non punta ad un vastissimo pubblico, anche se superata l’ipocondria provocata dalle prime pagine, che frena un po’ gli stomaci deboli tipo il mio, risulta essere scorrevole e molto ben congeniato, a tratti appassionante.

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