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cultura dell'immagine e della parola

Un capolavoro oceanico!

Un capolavoro oceanico!

Se volessi la realtà, perché andrei a vedere un cartone animato?
di Dario Spinelli ****

Signori e signore, a voi il nuovo lungometraggio firmato Pixar. Attesissimo dagli appassionati come dal grande pubblico, alla ricerca di Nemo è certamente all’altezza degli standard dello studio di animazione tridimensionale che ha prodotto i due Toy Story e Monster & Co.; tuttavia manca di poco l’obiettivo capolavoro.
La storia ci presenta una generosa dose di buoni sentimenti, a quanto pare requisito fondamentale per tutta l’animazione statunitense, affiancati però da momenti effettivamente angoscianti (Bambi docet) e dall’intelligente ironia con cui Pixar firma tutti i suoi lavori; alcune tematiche sembrano più indirizzate ai genitori che vanno ad accompagnare i figli al cinema che ai bambini stessi. La ricerca del piccolo Nemo è un carosello di personaggi caratterizzati magistralmente, dagli squali versione Alcolisti Anonimi ai pesci psicotici per la vita da acquario; ma forse è proprio questo bombardamento di gag e dialoghi e avvenimenti che toglie un po’ di respiro alla storia, che a volte è semplicemente troppa.
Dal punto di vista tecnico, invece, non si può certo dire che Pixar abbia deluso le aspettative: la nuova versione del software Renderman appositamente studiata per la simulazione della luce in ambienti subacquei svolge il suo ruolo egregiamente, dando a tutta l’immagine della pellicola un’atmosfera traslucente e opaca, un oceano di contorni indefiniti che funziona alla perfezione. Il character design e l’animazione restano però i punti di forza delle pellicole dello studio americano, che conferma di aver capito quel piccolo segreto che alla Square di Final Fantasy è sfuggito, ovvero che il 3D, per un animatore, non è altro che un diverso tipo di pennello, non uno strumento per replicare la realtà; che è inutile ricreare per filo e per segno un mondo vero quando è molto meglio che sia semplicemente verosimile. Se volessi la realtà, perché andrei a vedere un cartone animato?

Un capolavoro oceanico!
di Osvaldo Contenti *****

Una comicità esplosiva all’interno dei nuovi confini dell’arte digitale caratterizza l’ennesimo capolavoro griffato Pixar Animation Studios, gli stessi di “Toy Story”, “Bug’s Life” e “Monsters & Co.”. Perciò, andando a vedere “Alla ricerca di Nemo” di Andrew Stanton, scordate pure i fazzoletti a casa, perché questo film d’animazione non somiglia affatto alle storielle strappalacrime che di solito circolano in coincidenza delle festività natalizie, ma ha ritmo, battute e gags a mitraglia come se la sceneggiatura fosse stata scritta dai dei fratelli Marx in versione XXI secolo. Poi, per i cultori della computer grafica, il film va visto almeno due volte: la prima per lasciarsi prendere dall’humor della storia, la seconda per ammirare la perfezione tecnica messa in atto da quei mostri della Pixar. Che con la scusa di ammannirci la delicata storia del pesce pagliaccio Marlin alla disperata ricerca del figlio Nemo, ci regalano il meglio del meglio in fatto di Computer Art. In una ricerca che, varcate le Colonne d’Ercole dell’esperienza digitale, sa coniugare l’abilità del disegno a mano ai software di sviluppo che ne accrescono in modo esponenziale le potenzialità tecniche ed espressive. Qualche numero può essere indicativo per comprendere l’immane lavoro che sta dietro al film di Stanton. Infatti, “Alla ricerca di Nemo” ha comportato: la creazione di 120 diversi personaggi con relativi movimenti; la collocazione di 1890 coralli per lo sfondo della Barriera Corallina; la simulazione di 800mila centimetri di Corrente Australiana Occidentale; 1000 pesciolini animati singolarmente per la scena della pesca con la rete; più di 290mila bolle per la sequenza della corsa delle tartarughe; la produzione digitale di 8609 meduse per la corsa di Marlin tra le stesse; 80 diverse esplosioni per distruggere il sottomarino; 6 distinti tipi di sfavillio per i banchi di pesci, dove ognuno di essi ha uno stile di nuoto personalizzato e diverse espressioni di spavento, tristezza, nervosismo o felicità a seconda della posizione e dell’azione rappresentata, per un complesso di 1,6 gigabyte di dati immagazzinati per gestire i singoli movimenti dei pesci! Cifre da capogiro (e non sono le sole) che testimoniano una cura dei particolari addirittura maniacale, al fine di ridonarci la complessità della vita e delle strutture oceaniche entro uno scenario che non trova paragoni con i film d’animazione di tutti i tempi. E credo che Walt Disney sarebbe impazzito di felicità vedendo un film di questa levatura. A proposito, Walt, al Signore col triangolo in testa piacciono di più le storie di Topolino o di Paperino?

* Osvaldo Contenti è autore assieme a Renzo Rossellini del volume “Chat room Roberto Rossellini”, Luca Sossella editore, pagine 160, euro 15 > Web site Osvaldo Contenti Digital Art

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