Alien – la versione inedita
L’agghiacciante sequenza in cui Ripley (Sigourny Weaver) scopre “il nido” – come lo definisce lo stesso Ridley Scott – dove l’Alien tiene intrappolati Dallas (Tom Skerritt) e Brett (Harry Dean Stanton); è sicuramente la scena, mai vista prima, che rimane più impressa dopo aver assistito alla proiezione di “Alien – la versione inedita” che esce in questi giorni nelle sale italiane. Scott aveva scelto di non inserirla nella versione originale, in quanto: «Allora pensai che la scena del nido potesse interrompere la tensione del momento in cui Ripley corre verso la capsula di salvataggio», ma, aggiunge, «quando ho rivisto la scena, mi è sembrato che funzionasse molto bene, quindi l’ho reinserita».
Ma a rendere quest’edizione speciale più omogenea e di migliore lettura (anche sonora e visiva) concorrono molti altri fattori: una versione ri-masterizzata in digitale che è una gioia per gli occhi (dove i neri sono neri per davvero); una colonna sonora ri-mixata su 6 piste Surround (che in sala, vi assicuro, fa saltare dall’emozione); un diverso segnale di trasmissione dell’Alien (con scena inedita annessa); una limatura di 10-15 secondi nelle inquadrature dove: «… ero troppo innamorato delle scenografie e delle luci», dice Scott, assieme, naturalmente, a nuovi “blocchi” di pellicola ritrovati in 15 scatoloni conservati a Londra e poi portati a Los Angeles, per quello che rappresenta anche un vero e proprio restauro della pellicola, sia delle parti edite che inedite, che la magia del digitale conserverà per la felicità dei nostri nipotini.
Comunque, lo so che sbavate per sapere quali altre nuove scene sono presenti in questo Director’s cut. Ed eccovi accontentati… Immaginereste mai che la tranquilla Lambert (Veronica Cartwright) possa venire alle mani con Ripley? Beh, vedrete anche questo! Infatti Lambert si incazza, quasi come Alien, nei confronti della povera Ripley, rea secondo lei di aver pensato di tenerla in quarantena, fuori dal “Nostromo”, assieme al gruppo capitanato da Dallas, quando Kane (John Hurt) aveva l’Alien attaccato alla faccia. Ed è una scena da gustare non solo per la novità in sé, ma in quanto rafforza l’impatto rivoluzionario della pellicola di Scott. Nel ’79, infatti, quando usci il primo “Alien”, scene come quella erano assolutamente impensabili in un film di fantascienza, al pari della sovraesposizione di una donna, Ripley, che di fatto diviene l’eroina assoluta della storia. Al massimo, al tempo, qualche graziosa donnina faceva da tappezzeria in una vicenda di creature o di mostri dello spazio, ma sempre come figura di secondo o terzo piano, spesso ridicolizzata per le sue stramberie da insipida donnicciola. “Alien”, invece, non solo mette in primissimo piano Ripley, ma la rende energetica, intelligente e forte quanto e più degli uomini, con lo sfondo di una petroliera intergalattica dove non esistono né storie d’amore, né candide tutine spaziali, né personcine tutte perbenino, ma uomini e donne che al momento dello stress si danno al turpiloquio e alle reazioni violente come avviene in un qualsiasi ambiente di lavoro pesante. “Alien” è anche questo, non dimentichiamolo.
* Osvaldo Contenti è autore assieme a Renzo Rossellini del volume “Chat room Roberto Rossellini”, Luca Sossella editore, p. 160, euro 15
A cura di Osvaldo Contenti
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