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Ritorno alle origini (del cinema)

Ritorno alle origini (del cinema)


E’ un cinema scarno quello del debuttante Zvyagintsev, che gioca con pochi elementi; un cinema scarno ma potente, sia per quello che racconta e sia per come lo racconta.I personaggi che occupano lo schermo per circa tre quarti del film sono solo tre: un padre e i suoi due figli. Una triade, immersa in una natura di una bellezza stupefacente ed ancestrale, fotografata superbamente, descritta con un occhio affascinato ma mai invadente e prevaricante, rispettoso dell’immensità e della sacralità dei luoghi. Immersi in questa cornice, si muovono i tre protagonisti impegnati in un viaggio la cui meta e il cui fine perdono di senso mano a mano che la vicenda procede. Il padre è dispotico, violento, taciturno. I due ragazzini reagiscono in maniera opposta a questa figura autoritaria: il maggiore è ubbidiente, probabilmente affascinato, accetta con una sorta di sottomissione la figura paterna; il più piccolo si ribella, si chiede chi possa essere quel padre giunto all’improvviso dal nulla, che cosa voglia da loro. Due attitudini opposte di fronte a qualcosa d’incomprensibile, di misterioso ed inafferrabile. Tutta la vicenda è palesemente simbolica, metaforica, lo si intuisce dal modo lento e quasi distaccato con cui i è raccontata, da come si evolve e si conclude: “uno sguardo con intenti mitologici sulla condizione umana”, secondo le parole dello stesso Zvyagintsev. Un cinema, quello del regista russo, che ritrova le sue radici ed i suoi elementi primi, rendendoli matrice di uno stile originale, molto poetico. I dialoghi appaiono quasi superflui in un flusso d’immagini tanto potenti: i volti, l’espressioni, i luoghi e le luci ci trasmettono qualcosa in più rispetto alle parole dei personaggi; l’inquadratuta, il lento movimento della macchina da presa ci proiettano in un universo altro, cinematografico, immaginario.E’ come se si fosse applicato al film un lavoro di continua levigatura, fino ad arrivare ai soli elementi basilari e necessari che lo costituiscono, sia a livello stilistico che a livello contenutistico, senza nulla perdere, semmai guadagnandoci, a livello di forza comunicativa e suggestività.

Gli altri film in concorso al 60. Festival di Venezia

> Buongioro, notte
> Il miracolo
> Monsieur Ibrahim e I fiori del corano
> Segreti di stato
> Liberi (Sezione ‘Controcorrente’)
> Ballo a tre passi
> Zatoichi

• Le pagelle dei film di Venezia secondo Hideout

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