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Il dolore secondo Benni

Il dolore secondo Benni


Immaginate di svegliarvi di colpo in piena notte, immersi nel buio più completo. Mentre gli occhi percorrono inutilmente l’oscurità potete solo intravedere sagome spaventose, ombre di ombre che sembrano vedervi meglio di quanto possiate vederle. Ma presto lo sguardo si abitua al buio, e le forme riprendono l’aspetto dei vostri oggetti quotidiani, magari abbandonati sul tappeto o buttati malamente sulla scrivania.
Leggere Achille Piè Veloce, l’ultima fatica letteraria di Stefano Benni, non è un’esperienza molto dissimile da quella che vi ho appena descritto.

In questo romanzo Benni esplora fino in fondo la dimensione del dolore e quella della pietà, che solo dal dolore può nascere.
Lo fa con le armi che gli sono più congeniali: una scrittura efficace e scorrevole, costantemente in bilico tra reale e surreale, e uno stile personalissimo, fatto di citazioni sghembe, umorismo e di una vitalità linguistica che pochi altri scrittori possiedono.
Lo fa con una storia ben congegnata, che intreccia diverse trame narrative senza mai perdere di vista il filo conduttore.
Ma soprattutto lo fa attraverso dei protagonisti complessi ed affascinanti: Ulisse, un lettore editoriale poligamo e politropo che parla con i libri e Achille, un disabile costretto all’immobilità e condannato ad una reclusione dalla quale può fuggire solo attraverso la scrittura.
L’incontro tra i due pone le premesse per la messa in scena di una complessa riflessione sulla sofferenza umana e sulla capacità di provare, donare e rifiutare la compassione in un mondo che si è lasciato portare alla deriva e che sembra rispecchiarsi solo nella stupidità televisiva imperante e nell’arroganza dei suoi potenti.
Il risultato finale è un libro intenso e gradevolissimo, che deve la sua grande efficacia all’abilità di Benni nello scrivere una storia a tratti drammatica senza lasciarsi andare a nessun moralismo o luogo comune, immettendo nel racconto massicce dosi di ironia e una leggerezza molto consapevole, che non si lascia mai intrappolare dall’enfasi.

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