hideout

cultura dell'immagine e della parola

Intervista a Pavle Vuckovic


Prima di tutto, vorrei conoscere le tue impressioni riguardo al Milano Film Festival, il tuo film è stato apprezzato molto dal pubblico e ha vinto il Self-Criticism Award ( il premio assegnato dagli stessi registi in gara n.d.r. ); che tipo di esperienza è stata per te?

Questo Milano Film Festival mi è piaciuto molto. La gente a Milano è molto amichevole e mi sono divertito parecchio. Sono molto felice e onorato di aver ricevuto il Self-Criticism Award perché mi è stato assegnato da persone che hanno girato ottimi film.
Anche i componenti dell’organizzazione sono stati grandi e molto calorosi. Uno dei motivi per cui mi è più dispiaciuto dovermene andare alla fine del festival è stato il fatto che non gli avrei più visti.

Tu eri il regista più giovane al Milano Film Festival: hai solo ventuno anni eppure so che Bezi zeko, bezi è il tuo secondo film. Come sei arrivato a dirigere delle pellicole così presto?

Sono ancora una studente di regia presso la mia facoltà universitaria. Sto finendo il secondo anno (spero di finirlo) quindi non posso ancora dirmi inserito nel business cinematografico. Finirò la mia laurea e quindi continuerò a fare film ( spero non sia solo business).

Bezi zeko, bezi può essere considerato una fiaba? Intendo una vera fiaba, non come quelle della Disney, piuttosto come quelle dei Grimm, in cui c’è posto per il dramma e la violenza.

Il film può essere considerato una fiaba, ma io non avevo previsto di girare una fiaba, in realtà volevo fare un film che parlasse di un coniglio spaventato ma è venuto fuori un qualcosa che assomiglia parecchio ad una fiaba.


Alcune delle inquadrature iniziali di Bezi zeko, bezi mi hanno ricordato quei telefilm giapponesi con pupazzi mostruosi, come i Power Rangers ad esempio (che sono stati un passaggio fondamentale nella crescita di ogni teen-ager, quantomeno in Italia). Hai voluto inserire delle citazioni?

Hai assolutamente ragione, il film ha molto a che fare con i telefilm giapponesi, ma anche con i western americani, proprio perché volevo girare un film trash che mescolasse questi due generi. Alla fine ho tolto la maggior parte degli elementi trash , così sono rimaste solo le parti che tu hai menzionato.

La scena in cui viene tolta la maschera al ragazzo – coniglio è particolarmente significativa. Che tipo di reazione ti aspettavi di causare negli spettatori?

Volevo scioccarli, ma anche trasferire esplicitamente il soggetto del film nell’uomo per aiutare lo spettatore a provare più pietà per il coniglio.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»