La vita non è triste
Il cielo è uguale sopra ogni pezzo di terra di cui gli uomini si sono appropriati. Sembra che non ci siano più barriere se, viaggiando, si osservano solo le nuvole. Così, Ibrhaim e Mosè vanno in cerca della bellezza di ciò che li circonda, lontano dalle differenze di cittadinanza e di religione.Una storia da “Mille e una notte”, solo una favola fantastica, nel fantastico periodo della Nouvelle Vague, in una delle città più magiche del mondo, Parigi. Oltre alla tragedia famigliare che Momo deve subire, l’abbandono da parte del padre e il suo suicidio, c’è la possibilità di ricostruirsi una famiglia, di scegliere il proprio genitore. In Ibrahim Mosè trova una persona saggia, che finalmente lo ascolti e lo consigli con parole incomprensibili. Il suo padre adottivo, infatti, parla citando parti del Corano, “del suo Corano”, nel tentativo di spiegargli come non esistano religioni buone o cattive, modi di vivere sbagliai o meno:
“Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni è perduto per sempre”
“Sorridere rende felici”
“Il Paradiso è aperto a tutti”
“Il segreto della felicità è la lentezza”
“Quando si vuole imparare qualcosa non si legge un libro, si parla con qualcuno”
“Non bisogna mai offendere una donna”
“Per un uomo la propria bellezza è la bellezza che vede nella donna”
E i Dervisci Danzanti che ballano girando sul loro stessi, perché cercano di isolare il loro cuore e di trovare lì Dio, è l’immagine più rappresentativa dell’intero film, l’estasi dell’equilibrio.
Curiosità: Omar Sharif e Pierre Boulanger hanno improvvisato molto, inventavano insieme delle situazione che sarebbero potute accadere ai personaggi. Dopo i primi giorni di ripresa il ragazzo diceva a Sharif quello che doveva fare.
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A cura di Francesca Bertazzoni
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