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Sofferenze tante

Sofferenze tante

Il mondo è soffocato dai conflitti, dalle calamità naturali, dalla sofferenza, dalla recessione, dai problemi di tutti i giorni. Se dopo una giornata intensa non sapete che cosa fare e avete bisogno di staccare un po’ dalla realtà quotidiana e di andare a passare del bel tempo magari in compagnia di qualcuno, perché non andare al cinema, magari a vedere la proiezione di una pellicola dall’accattivante titolo in francese? Per un’ora e mezza si potrà così assistere alla rappresentazione del Dolore, quello non solo realistico ma anche autentico, perché dannatamente vero. Tant’è che Patrice Chéreau ha scelto di girare direttamente in un ospedale reale, tra terapie, degenze e tragiche sofferenze.
Un documentario più che una storia, un dettagliata odissea medica più che un’analisi introspettiva, tutto tratto dall’omonimo romanzo di Philippe Besson.
C’è da chiedersi in realtà a chi possa giovare una tale opera di trasposizione. Non evidentemente a chi queste drammatiche vicissitudini è costretto con dolore a vivere in prima persona perché coinvolto nelle dinamiche degli affetti e che rimane semmai spogliato dell’intimità della propria sofferenza. Non alla persona normale che, conoscendo la realtà, non ignora l’esistenza del dolore e all’occorrenza lo affronta ma non si sognerebbe di degenerare nel guardonismo perverso da un lato o nell’auto annichilimento gratuito dall’altro. Forse gioverebbe ad un misantropo, o forse all’Arte stessa, non saprei.
Certo bisogna mettere in risalto anche l’importanza di sentimenti come l’amicizia, il grande apporto che può dare un confidente, l’affetto, la serenità di una famiglia ricostituita, il valore del ricordo.
Certo bisogna contabilizzare il racconto del rapporto dei due fratelli accomunati dalle giovanili esperienze comuni, il simbolismo e la poesia delle scene di Bretagna, regione natale dei due protagonisti, le riflessioni sul decadimento delle cose umane.
Ma credo che Monicelli non erri quando parla di certe realizzazioni troppo di nicchia che finiscono, ed è questo il caso, per essere bistrattate nelle sale nonostante la grandissima bravura degli interpreti e l’impeccabile realizzazione.

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