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The miseducation of Nick

The miseducation of Nick

Sex is everywhere. Questo è il claim del film, ma anche quello della vita di Roger, copywriter pubblicitario di Manhattan che funge da guida (poco) spirituale per Nick, suo nipote sedicenne, attraverso una notte a base d’alcol, parole e donne.Il regista Dylan Kidd, al suo primo film scritto e diretto, pesca una commedia dai toni ben calibrati, che basa tutta la sua forza sulla freschezza dei verbosi dialoghi. Lo spettatore viene immediatamente attaccato dalla serratezza delle battute incentrate sulla sfera sessuale e sulle leggi che regolano i rapporti tra uomini e donne, mettendo sul banco un asso come l’interpretazione di Campbell Scott: ottimo oratore, sfrontato, misogino, autoincensante. I personaggi che gli ruotano attorno eseguono perfettamente il controcanto mettendolo ancor più in risalto. Da Elizabeth Berkley e Jennifer Beals al giovane Jesse Eisenberg, deciso a perdere la verginità mantenendo la sua idea romantica dell’amore, fino a un’Isabella Rossellini nei panni di un boss capace di farci rivalutare Roger in fatto di sentimenti.La camera a mano iniziale è un po’ disorientante anche per la scelta di piazzare frequentemente il soggetto sullo sfondo e di ostacolare lo sguardo dello spettatore con un passaggio di persone o automobili proprio in primo piano. Nella seconda parte, poi, la frenesia delle riprese diminuisce, mentre rallentano anche i dialoghi e cambiano gli atteggiamenti dei protagonisti. Si è condotti così a un finale fin troppo buono in cui Kidd tira il freno a mano e fa fare marcia indietro allo “svicolatore” (to dodge significa “schivare”) che protegge i valori di Nick e, forse, recupera anche i propri.Il film, che ha vinto il Best Feature Prize al Tribeca Film Festival, risulta essenziale e misurato nelle sue componenti (inquadrature, montaggio, colonna sonora) rivelando in particolare l’abilità di sceneggiatore di Kidd. Roger Dodger piacerà sicuramente agli amanti di un’ironia pungente e di un cinema semplice che sa divertire senza rozzezze, ma con l’arma dell’intelligenza. Si finisce così lontano da American Pie, seguendo una strada tutta diversa, pur partendo dal medesimo punto.

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