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cultura dell'immagine e della parola

Tabloid catodico


L’Italia è una repubblica fondata sulla televisione.
Per chi coltiva segretamente il feticismo della pagina scritta suona come una sconfitta, ma è così: in uno dei paesi con il più basso consumo di libri e giornali in Europa, la tv ha assunto una posizione culturale dominante rispetto a tutti gli altri media, divenendo contemporaneamente strumento d’informazione, agente di cambiamento sociale, arena dello scontro politico e cornice in grado di fornire sistemi di significati funzionali all’interpretazione di ogni evento trasmesso.

Il monopolio culturale televisivo è talmente radicato che sembra di poter scorgere al suo interno delle tendenze che in altri paesi sono prerogativa del mezzo stampa.
L’esempio più interessante è quello fornito dalla stampa scandalistica, quella portata in trionfo dai famigerati tabloid anglosassoni, che in Italia ha raggiunto una enorme diffusione a livello quotidiano proprio attraverso il piccolo schermo, erodendo gli spazi dedicati all’informazione giornalistica.

Questa forma di giornalismo legata al sensazionalismo e a temi “popolari” ( riconducibili alla triade: Sesso, Scandali & Macelleria); che in Italia non ha mai trovato spazio nel mondo dei quotidiani a causa del tardivo boom economico, del blocco attuato dal regime fascista rispetto a temi considerati “immorali” e di una tendenza pedagogica propria dell’elite intellettuale che ha favorito la diffusione dei cosiddetti “quality papers”, ha recentemente trovato una sua collocazione fissa nel panorama della tv commerciale, inizialmente all’interno di programmi pomeridiani come Verissimo o Sabato Vip e quindi persino in un telegiornale: Studio Aperto, diretto da Mario Giordano e in onda su Italia1.

Studio Aperto è un tabloid a tutti gli effetti: la politica (trattata con una impostazione editoriale di centro-destra) e la cronaca sono presentate in modo spettacolarizzante attraverso la creazione di personaggi televisivi e la presentazione degli avvenimenti secondo una logica narrativa basata sulla serialità e sul tema dell’agonismo (tutte le notizie si basano sulla descrizione di un conflitto tra due entità contrapposte); i vip hanno un ruolo di primo piano, vi è una ostentazione perenne di topless e [img4]tanga ( in inverno proliferano i servizi sui calendari, in estate le belle ragazzotte al bagno); ampio spazio è dedicato all’informazione sportiva e a “ piccole storie di vita vissuta” prevalentemente legate al mondo degli animali domestici (!) .
A tutto ciò si aggiungono due elementi di maggiore originalità: l’alto livello di tecnologia impiegato nella produzione di servizi (Studio Aperto è il primo TG italiano realizzato in digitale) e una spudorata promozione di rete ( ore ed ore settimanalmente dedicate a Zelig e al Grande Fratello, chiaramente senza la dicitura messaggio promozionale).

Risultato? Un telegiornale che presta (giustamente?) il fianco a ogni tipo di critica, dalla mancanza di serietà allo scarso rispetto per il ruolo dell’informazione televisiva, ma che, al contempo, risulta l’unico in Italia a vedere i propri ascolti in crescita.
Segno che, per quanto ami lamentarsi, forse il pubblico italiano ha la televisione che si merita.

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