Una non-lezione di storia per italiani impenitenti
“There is a house in New Orleans, they call it the Rising Sun”.
Sì, il film potrà “farvi sognare”, non banalmente, nonostante sei ore siano lunghe, nonostante ci siano momenti in cui l’intensità e la tensione scemino. Eppure, dire che la storia di questo film sia coinvolgente non è esatto. Le situazioni in cui i personaggi agiscono, che spesso hanno per sfondo la cronaca italiana più importante degli ultimi quaranta anni, sono storie ordinarie, “qualunque”. Ma la indiscrezione della macchina da presa ne coglie l’essenza umana. E’ significativo quando, all’interno del film, si parla di fotografie che rendono l’anima del soggetto fotografato, ed è proprio questo che accade con le immagini di questo film. Se i volti degli attori sono come paesaggi, i volti dei personaggi costruiscono la storia assieme ai paesaggi italiani. La macchina da presa si intrufola nell’intimo dei personaggi, seguendo ogni loro muscolo e interpretandone ogni piccolo tic. I personaggi si svelano del tutto di fronte ad essa, non rifuggono dal mostrarsi, ma l’accolgono. Ognuno di essi la accetta e tutti assieme la ricevono, è proprio così che si crea una visione corale (e quindi una visione dell’Italia: perché cos’è un Paese se non le stesse persone che lo abitano?). Alla fine del film i paesaggi dei volti si fanno più rari e lasciano il posto a paesaggi naturali che non annichiliscono l’elemento umano, piuttosto gli danno un senso ulteriore: volti e paesaggi si completano a vicenda. Anche qua la macchina da presa indaga con discrezione, ma volontà di disvelare, il paesaggio naturale, cogliendone l’essenza.I due protagonisti del film sono quindi i volti ed i paesaggi, per questo le situazioni storiche attraverso le quali i personaggi trascorrono la propria vita (di molte essi sono anche protagonisti) non vengono mostrate per ripercorre in maniera documentaristica o cronachistica la storia d’Italia (insomma, non si tratta di un film storico) quanto a completarsi a vicenda per avere una visione globale sfumata, ma efficace.Il film letto in maniera corale ha un impatto profondo. Da un lato i volti, i personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche, ognuno con un linguaggio che gli è proprio (spesso non compreso dagli altri); dall’altro i paesaggi, composti dai personaggi stessi, in minima parte, ma che più che altro li raccolgo, li tengono uniti, o divisi. Una cornice che è indispensabile per il quadro.Il film si conclude con un sole che è lì lì per tramontare, ma che è allo stesso tempo in sospeso. Il cerchio si chiude… ma non troppo.
A cura di Claudia Triolo
in sala ::