Take it easy
“Il figlio della sposa” rappresenta la vicenda di un uomo e della propria famiglia della classe medio-alta argentina. Rafael è il gestore di un ristorante di lusso in una Buenos Aires da studio cinematografico. La città è incredibile, in ordine, pulita, con bei palazzi e fantastici appartamenti –come quello del protagonista stesso-. Non ci si attendeva una città nel caos da collasso economico, ma neanche un ambiente tanto artificiale.Rafael ha 42 anni e una vita spesa dietro agli affari, un matrimonio fallito alle spalle, una figlia appena adolescente, una fidanzata e una madre in casa di cura malata da morbo di Alzheimer di cui il padre è ancora profondamente innamorato. Per tutte queste persone Rafael non ha tempo, non riesce ad esserci, e quando c’è fisicamente ecco che il cellulare squilla; d’altronde non è facile per un ristoratore in proprio difendersi dagli squali delle grandi compagnie finanziarie che propongono e gestiscono “con efficienza” catene di ristoranti in serie.La storia di Rafael ha inizio proprio da qui. Sarà la figura del padre a segnare il punto di non ritorno nella vita del figlio. Proprio dal padre, da cui Rafael aveva ereditato il ristorante, il nostro protagonista imparerà a riavvicinarsi alle persone, e a godere di nuovo del tempo e degli affetti; l’unica scena, in cui sia il padre che il figlio saranno alle prese con i cellulari a organizzare diverse situazioni ma con un fine in comune, avviene dopo il cambiamento di Rafael… I dialoghi sono spesso troppo lunghi e melensi, le inquadrature e il montaggio accademici e privi di originalità, non significative le musiche. “Il figlio della sposa” è uscito in Italia il 20 giugno, Medusa ha distribuito con due anni di ritardo il film del regista argentino –i cui studi di cinema hanno avuto luogo negli Stati Uniti-.
A cura di
in sala ::