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cultura dell'immagine e della parola

Parole

Ci sono volte in cui le parole non servono, ma continuiamo ad usarle, perché siamo uomini e crediamo che certe cose non possiamo trasmetterle in nessun altro modo. Parole. Parole che navigano sui sentimenti e che immancabilmente annegano nelle interpretazioni, se sono fortunate e non si perdono prima. Tiziano, Venere con lo specchio (1555)Le vedi di notte agili e delicate, battito di ali sui tetti delle case, vapore fra le strade, nebbia che si alza lenta e ti coglie di sorpresa. Ti puntano di giorno e illuminano di colori i campi, ti riempiono gli occhi eccitando la vista. Ci giochi dalla gioia immensa che ti procurano, ridi e tiri dentro boccate di speranza. Nascono genuine, facili da ascoltare, belle da guardare, da accarezzare e coccolare. Tuttavia sono solo parole, non puoi negare il loro essere, e quando meno te ne accorgi sono già passate oltre, ti hanno rinfrescato come acqua tra le mani e poi… poi rimani solo e bagnato, ma l’aver sentito quella freschezza ti farà cercare altra fonte, altra acqua.
Ci sono altre volte che le parole non le trovi e forse sono loro che si sono nascoste bene; e allora? E allora ci si arrampica sugli specchi delle metafore, ma siamo umani anche in questo. Buffo, vero? Gli specchi non fanno per noi. Arrampicarsi è inutile. Fuggire? Possibile. E chi vieterà alle parole di seguirci? La corsa è persa in partenza, scartano gli ostacoli e li superano con salti scaltri imbarazzando la nostra natura, che da quelli stessi ostacoli era stata messa alla prova duramente. Appena ti raggiungono, rimane poco da fare. Sono forti, infaticabili e ben temprate dall’esperienza. Non le puoi evitare, non le riesci a schivare. Ti investono, ti svuotano riempiendoti e dopo non sei più tu, sei nuovo, diverso. Alcune fanno male e te ne accorgi, così ti basta la cura del tempo per far cicatrizzare le ferite. Altre fanno male e non te ne accorgi, ti arrivano sottopelle e quando le riconosci è tardi, hai perso troppo sangue e per rimetterti in piedi qualcuno ne dovrà fare le spese.
Sometimes le parole si travestono. Peccato letale sarebbe scoprirle, meglio non togliere il trucco che hanno addosso. E’ parte di esse e togliendolo si corre il rischio di farsi del male, la realtà spesso vola alta sulle nostre immaginazioni più ardite. Loro sono così, belle o brutte, nere o bianche! Ogni tanto sono troppe, stringono al collo e là si strozzano. Certe volte capita che prendano strade nuove: un braccio, una mano, una penna e partono onde nere. Rimarranno ferme se lo vogliamo o verranno sciolte da qualcuno. Ma nel passaggio chi avrà avuto la meglio? Significato? Significante? Boh?! Se raggiungeranno il loro traguardo, sarà squillare di trombe e campane in festa che incalzeranno su un frenetico palpitare di cuori. Altrimenti loro resteranno parole, noi rimarremo lettori, ascoltatori se ci va bene.
Non sempre, ma accade, ti muoiono prima di nascere. Le tieni tra i denti oppure sono bottino di uno sguardo stanco posato su un libro aperto. La paura di parlare è tale che ti ritrovi giustiziere di emozioni, armi la tua falce e le mieti. Non risuoneranno mai!!! Più forte della loro morte, però, è il ricordo, che non potendo tacere diverrà logorante fiamma sotto la cenere. Quando poi abbassi per un attimo la guardia e fuggono, speri sempre che non entrino in anima viva. Pur di nasconderle scaveresti buche intorno a te e le libereresti fra sassi silenziosi. Unica speranza che nessuno le abbia colte, che nessuno le scomodi più: fortuna che viviamo in tempi avari di memoria.
Spesso le sprechiamo, le lasciamo libere di pascolare tra noi. Non misurando le parole, ne mangiamo a gran bocconi, senza assaporarle, non apprezziamo il gusto, figuriamoci se intuiamo il retrogusto. Godiamo il momento e siamo felici. Inerti, ci piace la loro compagnia, amiamo non faticare per cercarne la vera forma. Continui a sentirle da una vita, ma non hai mai ascoltato. Autorevoli e morbide, sacre e profonde, prima o poi anche la loro compagnia ti lascia se non le guardi fino in fondo.
Ti interroghi poi sul loro sesso? Furbone, non dare retta ai dizionari: parola=sost. gen. femm..Parlo del loro vero sesso: sono maschili, femminili o… neutre? Credo che dipenda dal momento o forse dalle singole storie. Su queste parole, che hai appena letto, però non indagare. Le avrà scritte la collega che lavora due scrivanie più in là, il tuo ragazzo che abbraccerai stasera, il capo-ripartizione dell’amministrazione, la ragazza con cui hai scambiato uno sguardo dal panettiere, lo sfigato che ti ha chiesto permesso, la vigilessa che ieri ti ha fatto la multa, il giornalaio dalla battuta pronta, le possono aver scritte tutti e nessuno, in fondo questo è un mondo pieno di “parole celebrità”. Che importanza può avere il loro sesso? Le può aver scritte qualcuno che è solo un po’ più bravo di altri a tirarle giù da quel limbo incantato dove se ne stanno sospese fra i sogni e i ricordi.

Labile equilibrio che ci tocca sopportare. Manuale senza istruzioni per l’uso: “Bisturi, cesoie e martelli di tutte le dimensioni e per tutte le età! Vengano Signori, vengano, si apre oggi il circolo delle ‘Parole Celebrità’!!!”.

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