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Quando la bruttezza si fa bella IV – Stephen Apostolof


Sul finire degli anni ’60 Ed Wood lo definì un regista non all’altezza per dirigere I Woke Up Early The Day I Die, il film finalmente girato qualche anno fa con Billy Zane e Christina Ricci.
Con questa presentazione già si può intendere la caratura di Stephen Apostolof, regista bulgaro autore di una quindicina di film a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, molti dei quali basati proprio su sceneggiature di Ed Wood. Nato in Bulgaria, la leggenda vuole che dopo la seconda guerra mondiale fuggì da un carcere del suo paese e chiese asilo politico negli Stati Uniti. Qui andò ad Hollywood a cercare fortuna, e la trovò in quello che viene definito il peggiore regista di tutti i tempi, che lo utilizzò (con lo pseudonimo di A.C. Stevens) per far girare quelle che riteneva le sue peggiori sceneggiature. Il suo primo film, che fu anche il suo maggior successo, e rimane il più facile da trovare in Italia, fu Orgy of the Dead, in cui la storia vagamente horror è solo un pretesto per una serie di balletti e striptease che di sexy però hanno ben poco. Ciò che più rimane impresso è invece l’assoluta precarietà della regia. Se già Wood ci aveva “deliziati” ad esempio con passaggi notte giorno nella stessa scena, anche il suo discepolo si ripete, ma il fatto che il film non sia in bianco e nero, ma a colori, rende gli errori ancora più evidenti. Eravamo nel 1965, e la carriera di Apostolof sembrava ben avviata grazie a questo capolorrore. Nei quattro anni successivi infatti, il regista bulgaro girò ben dieci film, quasi tutti con la sceneggiatura di Wood. Il più incredibile di questi è senza dubbio Lady Godiva Rides, una improbabile rilettura delle avventure di Tom Jones e Lady Godiva. Questa volta la sceneggiatura è scritta dallo stesso regista, su un adattamento di un suo romanzo (!). Ma l’elemento più stucchevole del film è quello che lo stesso Apostolof ha definito “orgasmcam”, una tecnica che consiste in continue zoomate avanti e indietro sul volto degli attori durante l’orgasmo.
Gli altri film di questo periodo rimanevano sul filone softporno, con poco da segnalare, se non forse Class Reunion del 1970, in cui un ritrovo di ex compagni universitari si trasformava in un’occasione per fare sesso in ogni luogo e modo.
La carriera di Apostolof iniziò ad essere in crisi, e realizzare un film diventava sempre più difficile. Ci riuscì comunque fino al 1977, producendo più o meno un film all’anno. Alcuni di questi richiedono un meritato ricordo. Five Loose Women per una scena in cui le cinque del titolo stuprano un poveretto, The Beach Bunnies per le spiagge piene di corpi da sbirciare come nemmeno a Baywatch, Hot Ice perché fu l’ultimo film di Apostolof, ancora su una sceneggiatura di Wood.
Del regista bulgaro si persero le tracce fino al 1990, quando uscì una serie di videocassette (Saturday Night Sleazies, per una durata totale di quasi otto ore); in cui si mischiavano episodi e backstage dei suoi film, racconti erotici d’annata e scene sullo stile dei mondomovies in chiave erotica. Dopo questa produzione, un vero must per gli amanti del genere, Apostolof scomparì definitivamente, e di lui, da allora, non si hanno più notizie.

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