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cultura dell'immagine e della parola

Luci

Le nostre sono LUCI D’INVERNO

la foglia è ciclo tra case a triangolo innevate

dici
se non c’è dio è vita tua
con la mia
e non è morte se non
dell’anima in me che è tua
e non
Don don don
DON
DON don don don don
Don don
Don
Don
- il pane è tra i mattoni
la tua ostia disegnata
il mio calice fermo
nei due profili in Amen -

”illumina tu il nostro cammino”

giochiamoci nel canto nei pezzi di legno
nel collo bianco
e
gli oboli a promessa
nell’occhio di un’incinta
che straparla
- ma il mio depresso non si suicida
e
tenta d’ammazzarmi
senza battelli nuovi
in cui crepare -

”vivere per qualcuno volevo”

dio feroce sei un mostro dici
potrei
appoggiarti su una carta
o
chiuderti in una cuccia bianca
per dissetarti la mattina
nella Luce di una supplica
nell’unico miracolo
io ti amavo

”dio è in silenzio ma i discepoli sono ignari”

il figlio è in croce
- strana icona -
mio papà è in silenzio
e
nella camera i tuoi piccoli spettri
in carne rosa a colazione
vuoi allontanare me
seppia timida in lamento
dal cubo morto di tua madre
e
non assurgo
non voglio lei
ho solo un suo centrino all’uncinetto

”Benedetto colui che viene nel nome del signore”

e
ti confondi nella tua nebbia
rinnegata
o
nei tuoi tram ermetici
a rinnegarti
ed io non ti ho creduto
e ho fatto bene
a conservare la mia lingua
tra bolle d’incompiuto disprezzo
nel pranzo a semicerchio
a porte chiuse

”se riuscissimo a credere in una verità
se riuscissimo a credere”

incompleti
senza spararci alle tempie
senza aspettare il ciclo di una foglia

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