hideout

cultura dell'immagine e della parola

Star Guitar – Chemical Brothers

Brano: Star Guitar
Interprete: Chemical Brothers
Album: Come With Us
Casa discografica: Emd/Astralwerks
Anno: 2002
Regista: Michel Gondry

Il racconto
La metro viaggia, anche oggi, e io sono là dentro a cercare una via di fuga. Stesse fermate, stessa direzione, stessa grafica di un viaggio che ho già visto.
Alienato dalla solita ripetitiva trip, decido che stavolta è meglio sognare.
L’orecchio ha il suo solito auricolare che pompa musica, ripetitivo gesto di chi si rassegna a facce mute, fisse sui quotidiani “Leggo” e “Metro”, recidive allo scambio di parole e sguardi. Scelgo il finestrino, scelgo la musica oltre il vetro.

Da dove viene la musica? viene dall’auricolare del walkman? No. Viene da altrove. Dalla mia fuga. Pulsa davanti all’iride. Guizza da dietro il finestrino, dalla ritmica ossessione del mio viaggio. Dalla ripetizione di ogni mattina-metro, lavoro-ufficio, metro-sera, camera-casa, dalle facce di carta stampata, dalle frenesie quotidiane.

Ascolto le immagini che sfrecciano: pali, ponti, edifici anonimi, hanno la stessa base ritmica e rullante dell’urto di ruote sulle rotaie. Una pulsazione visiva dietro la finestra che genera suono, graffiti di elettricità visiva.

L’analisi musicale
Ciò che appare in tutta evidenza è la fortissima interdipendenza che c’è tra il brano e il videoclip itinerante che lo accompagna: il filmato in soggettiva del viaggiatore che scruta il panorama dai finestrini del treno in viaggio è montato in maniera tale da sublimare la struttura del pezzo, articolata sull’alternanza di due frasi di tastiera in 8 battute ed arricchita da svariati e multiformi inserti strumentali in taglio ed in fade. La stessa base ritmica con battuta di rullante anticipata e raddoppiata, presente nell’intro e dopo il break, evoca il tipico rumore prodotto dall’urto delle ruote sui binari.
Il remix di Pete Heller appoggia su una base lineare le sonorità create dai Chems, con preferenza per il loop dell’ossessivo “tapping” di chitarra elettrica giocato con il pitch. Il contributo vocale si risolve nell’interminabile iterazione di “you should feel”, frase estratta dal break cantato della versione originale.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»